giovedì 22 dicembre 2011
Tra gli esseri umani, anche se intimamente uniti, è sempre aperto un abisso che solo l'amore può superare. E solo con una passerella d'emergenza.


Alcuni suoi romanzi, come Siddharta o Narciso e Boccadoro, sono sempre disponibili in libreria e trovano lettori anche tra i giovani. Sono, invece, ricorso oggi a una sua opera minore, Knulp, per parlare di matrimonio e famiglia, tema a cui ci riporta l'atmosfera natalizia. Sto parlando dello scrittore tedesco Hermann Hesse (1877-1962) che offre una nota suggestiva valida anche per la coppia o per il rapporto genitori-figli. Ogni persona è pur sempre un'isola, un mistero a sé stante; al suo interno si apre un abisso che s'allarga anche all'esterno e non può essere facilmente valicato. Ciascuno di noi in questo momento deve riconoscere di avere questa voragine ove si agitano serpenti e riposano tesori. È un precipizio sul quale passano rari lampi di luce, che sono i nostri esami di coscienza, le confessioni, le confidenze.
Per avere un qualche svelamento più vasto è necessaria una passerella su quel baratro: su di essa s'inoltra l'amore che è rivelazione, intimità, sincerità. Solo se l'altro - marito, moglie, figlio - ti offre questo ponte, tu potrai varcare quell'abisso e conoscerlo, condividendone le paure, ma anche i segreti dolci e teneri. Questo avviene solo per donazione reciproca, in una comunione di pensieri e affetti, senza calcoli o riserve. Aveva, infatti, ragione Erich Fromm quando, nell'Arte di amare (1956), scriveva: «La maggior parte della gente ritiene che amore significhi essere amati anziché amare». Ma con realismo Hesse parla non di ponte stabile e solido, ma di una «passerella d'emergenza»: è la nostra fragilità che sempre dobbiamo controllare. Amare è, allora, anche saper perdonare e ricominciare.
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