sabato 29 gennaio 2011
La bellezza è come una ricca gemma, per la quale la montatura migliore è la più semplice.

Molti sono convinti che quanto più si è sofisticati, elaborati, ornati tanto più si è prestigiosi, ammirati, belli. In realtà, la qualità più difficile da raggiungere è la semplicità che è essenzialità. Essa colpisce con un solo sguardo e soltanto la persona superficiale la scambia per povertà. È ciò che suggerisce nei suoi Saggi il filosofo inglese Francesco Bacone (1561-1626): se devo valorizzare una pietra preziosa, la via migliore è quella di affidarla a una cornice sobria, spoglia, capace di sorreggere la gemma ma non di mettersi in competizione con essa. È, questa, una lezione che vale anche per le relazioni umane: chi è veramente grande di animo non si barda di arroganza, di prosopopea, ma sa mettersi spontaneamente spalla a spalla con gli altri, senza però impedire che la sua ricchezza interiore venga eliminata o nascosta.
Ritroviamo, allora, quella limpidità di pensiero e di tratto che Gesù aveva illustrato nel bambino e nella sua freschezza, nella sua libertà, nello stupore con cui guarda il mondo. Giacomo Leopardi, nei suoi appunti, ci ha lasciato questo "pensiero" suggestivo che ben condensa la nostra riflessione: «È curioso vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore». La seconda parte della sua riflessione è l'altra faccia della semplicità: quella dell'essere scambiata spesso per "sempliciona", cioè per banale e rozza. L'atteggiamento vacuo e ingenuo è, invece, la deformazione del vero volto della semplicità. Si conferma, così, quell'equivoco che è spesso in agguato tutte le volte che dobbiamo giudicare le realtà umane.
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