venerdì 19 gennaio 2024
In una piccola Clausura nella campagna marchigiana era ora di Messa. Messa cantata da monache e novizie, che davano le spalle ai pochi fedeli. Che pace in questo posto, pensavo, presa da una indicibile nostalgia. Che la vita vera, piena, fosse lì dentro, e io non avessi capito in tempo? Le parole delle Letture, nel silenzio della campagna attorno, ti lasciavano addosso un’impronta. Parole per sempre, contro alle nostre parole leggere: sui media, sul web, al telefono - a volte dette solo per paura di stare in silenzio. Dieci sagome candide, le novizie. Guardavo l’ultima, la più esile. «Che la pace sia con voi», concluse il celebrante. Le claustrali si voltarono verso la sacrestia. In quel momento vidi, di profilo, il volto dell’ultima novizia, e sentii netto il cuore che perdeva un battito. Quel profilo, gli occhi scuri da gazzella, il portamento gentile. Folgorante il ricordo di mia sorella, morta a quattordici anni. Ero paralizzata dallo stupore. «Tu?» domandavo in silenzio. Quante volte avevo sognato che non eri morta, ma chiusa in un castello inaccessibile. E ora l’ombra intravista per un attimo, impossibile, tu? Assurdo, decretò secca e tranchant la mia ragione. Uscii nel chiostro. Ripensavo al mio incantamento, a quegli occhi. Sciocca che sei, mi ripetevo. Ma mi restava addosso, quel profilo intravisto – come mi fosse stata fatta una carezza. © riproduzione riservata
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