martedì 14 agosto 2012
«Non temere le occasioni e cerca le avventure». È una frase con cui il padre di d'Artagnan si congeda dal figlio, mentre lo invia a cercare fortuna a Parigi, la capitale, il luogo favoloso del Re, del Cardinale, dei Moschettieri. È un congedo esemplare: il padre non trattiene il giovane presso di sé nella casa e nel luogo natali, ma lo invita a cercare la propria vita, donandogli il suo vecchio cavallo. Per galoppare nel vento. Sa che in tal modo non perderà mai suo figlio, sarà sempre nella sua memoria e nel suo cuore. Per questo d'Artagnan affronterà con coraggio e spavalderia ogni situazione: l'ombra di suo padre gli è sempre accanto, anzi, è in lui, che il vecchio ha mandato a iniziarsi alla vita, per diventare uomo. Figura esemplare di padre, e più in generale di maestro. Al contrario del genitore di Robinson Crusoe che fa il possibile per impedirgli di partire per mare, generando quindi nel figlio, una volta fuggito, un inestinguibile senso di colpa unito a una inconfessata volontà di espiazione. L'occasione è, etimologicamente ciò che accade, che cela un senso, che non può essere eluso. La frustrazione e la depressione sono l'accumulo di occasioni mancate. Andare incontro alle occasioni significa cercare le avventure: non le evasioni, ma le avventure tramate nell'impresa del vivere.
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