giovedì 22 marzo 2007
La filosofia è la disciplina del domandare e del ricordare. L'ingegno di un uomo si giudica meglio dalle sue domande che dalle sue risposte. È morto a 102 anni nel 2002, dopo aver lasciato dietro di sé una scia significativa di libri, di idee, di discepoli. Sto parlando del filosofo tedesco Hans Georg Gadamer al quale debbo la prima citazione sulla filosofia ma che ben s'adatta anche alla saggezza: essa è contemporaneamente attenta al passato, ai suoi tesori di pensiero e di arte, ed è protesa verso il futuro attraverso la ricerca, l'interrogazione che apre nuovi orizzonti. Vorrei, però, ora porre l'accento soprattutto sul domandare, consapevole della verità che si nasconde nella battuta, spesso citata, di Oscar Wilde: «Le risposte sono capaci di darle tutti, per fare le vere domande ci vuole un genio». È in questa luce che si spiega anche la seconda frase sopra citata, tratta dalle Massime, precetti e riflessioni del settecentesco Duca di Lévis: se vuoi scoprire l'apertura, il desiderio di sapere, la sensibilità e l'intelligenza di una persona, devi vagliare le sue domande. Interrogarsi vuol dire non accontentarsi delle risposte precotte dei luoghi comuni, significa la volontà di capire e scoprire, denota uno spirito libero e aperto. Il famoso romanziere Honoré de Balzac scriveva: «La chiave di tutte le scienze è indiscutibilmente il punto di domanda». È quel «Come?» o quel «Perché?» che affiora incessantemente sulle labbra del bambino, non ancora rovinato dall'indifferenza o dalla delusione, domande capaci di mettere in crisi l'adulto che non si pone più interrogativi, perché ormai il fremito della ricerca in lui s'è spento.
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