domenica 13 marzo 2005
Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza per affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero, ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l'arte dei piccoli passi. È questa una preghiera apparentemente minima, quasi sussurrata da uno scrittore noto soprattutto per il successo costante di un suo romanzo, Il piccolo principe. Antoine de Saint-Exupéry, che era anche aviatore e che morì in volo nel 1914, a 44 anni, chiede a Dio un dono raramente invocato, quello della semplicità e della fedeltà pacata e serena nelle piccole scelte di ogni giorno. È lo stesso atteggiamento orante del Salmista nel delizioso quadretto materno-filiale del Salmo 131: «Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato, in braccio a sua madre». Siamo all'antipodo dello stile del nostro tempo che predilige l'eccesso, l'urlato, l'esasperazione. Un atteggiamento che si infiltra anche nella spiritualità, con la ricerca di visioni e di miracoli, con la predilezione per le espressioni esteriori e l'abbandono della paziente e costante formazione interiore. Il desiderio va ben oltre le reali necessità e così si vorrebbe avere sempre di più, sia nel benessere e nel successo, sia anche nella religione. Ecco, allora, quella suggestiva espressione dello scrittore francese: «l'arte dei piccoli passi». Invece di fare balzi clamorosi e spesso rovinosi, bisogna optare per un lento e progressivo cammino. Un passo dopo l'altro verso la meta è molto più efficace di una corsa sfrenata e sfiancante che lascia alla fine ai bordi della strada.
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