domenica 27 aprile 2003
Non tenterò assolutamente di modificare quello che penso né quello che pensate, per ottenere una conciliazione piacevole per tutti. Quello che desidero dirvi oggi è che il mondo ha bisogno del vero dialogo e che il contrario del dialogo è la menzogna come il silenzio. Non c'è dialogo possibile se non tra gente che resta quella che è e che parla sinceramente. Così affermava nel 1945 il famoso scrittore francese Albert Camus indicando i confini del vero dialogo, una realtà assolutamente necessaria a persone autenticamente tali. L'alternativa, infatti, è l'isolamento arcigno e timoroso, la falsità o il disprezzo: spesso ai nostri giorni è questa la strada imboccata da molti, anche perché è la più facile e comoda. L'autore del celebre romanzo La peste sottolinea, però, un elemento significativo: il dialogo non dev'essere adottato come tecnica per far cambiar l'altro e neppure per metter in crisi se stesso. Se mi devo confrontare con l'Islam, ad esempio, devo essere prima di tutto ben consapevole di chi io sia, della mia identità, dei miei valori. Se dialogo con un ateo, non devo mimetizzare la mia fede così da essere più agevolmente d'accordo con lui. È necessario essere se stessi e "parlare sinceramente". Né si deve dialogare con l'altro esclusivamente per convincerlo, per fare proselitismo, per trasformarlo. Il confronto sereno e leale, schietto e veritiero crea armonia, pur nella diversità delle voci, proprio come accade nel duetto musicale che può mettere insieme un basso e un soprano senza dissonanza. Detto questo, però, io aggiungerei che il dialogo può anche trasformare, può schiodare idee sbagliate e luoghi comuni, può far compiere passi nuovi verso l'altro. Sempre in sincerità e verità.
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