Il teatrino politico e l'etica civica
venerdì 30 settembre 2022
Come segnala l'alta percentuale dei non votanti (soprattutto giovani, sembra) quest'ultima campagna elettorale ha provocato una nausea della politica e di chi la fa, ancora maggiore di prima. La quantità eccessiva e la lunghezza dei talk show politici ha creato nel pubblico televisivo una saturazione che invece di aumentare l'attenzione ha finito per provocare disinteresse e indifferenza. La competizione elettorale è teatrale, e niente annoia come il cattivo teatro. Vince chi urla gli slogan più brutalmente semplificati invece che esporre gli argomenti più razionali e fondati. Ma non si può neppure chiedere agli elettori di diventare dottori in economia, finanza e burocrazia statale, né di ricordare ogni azione e dichiarazione, ogni scelta giusta o sbagliata di tanti politici. Viviamo in un paese intossicato di discorsi politici perché politicamente funziona male. È molto probabile che l'astensionismo sia cresciuto proprio per questo. I "non addetti ai lavori" smettono di ascoltare i commentatori che fanno spettacolo con le loro esibizioni dialettiche e qualche scenata isterica. La cosa di cui abbiamo più bisogno è piuttosto un'etica sociale, una socialità virtuosa, un civismo responsabile. È in questo che gli individui e i comuni cittadini possono contare di più perché possono agire anche da soli. La violenza e l'indifferenza sono contagiose: si tratta perciò di rendere contagiose la comprensione, la gentilezza e l'attenzione all'ambiente. Il cosiddetto populismo cresce quando la democrazia non mantiene le sue promesse elementari: dignità del lavoro e fiducia sociale. La politica è solo una piccola parte dell'esperienza umana e la cosa migliore che può fare è lasciare i cittadini liberi di pensare ad altro, di occuparsi della propria salute mentale, del bene altrui e della coscienza del destino umano.
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