sabato 29 settembre 2007
La moderazione è una cosa fatale. Sembra che tra i giovani nulla abbia più successo dell'eccesso.
Anche se lui per primo non fu un modello di moderazione, ma aveva ragione lo scrittore inglese Oscar Wilde (1854-1900) quando faceva questa considerazione. Basta solo seguire qualche programma televisivo o badare ai canoni della pubblicità: l'intemperanza verbale, l'esasperazione sessuale, l'esuberanza del comportamento, l'enormità degli atti sono una sorta di legge imperante a cui tutti s'adeguano. Purtroppo i giovani sono spesso i più malleabili a queste imposizioni subliminali, alle mode e ai modelli di comportamento. Ed ecco appunto il successo dell'eccesso che non si estingue solo nella sguaiataggine ma va a finire anche nell'orizzonte oscuro del dramma, con la droga, l'alcol, gli incidenti stradali per la folle velocità e così via.
È, allora, necessario darsi una calmata. Certo, la parola «moderazione» è ambigua perché talora è applicata anche alla mera conservazione, all'atteggiamento codino, alla reazione. Il suo valore genuino è, invece, prezioso perché ci parla di misura, di stile, di regola, di autocontrollo. Contro ciò che è smodato e sfrenato la moderazione ricorda la necessità di un equilibrio e di un rispetto perché la libertà non significa sregolatezza e assenza di limiti e di dominio di sé e delle proprie pulsioni. Confucio, l'antico sapiente cinese, dichiarava lapidariamente che «chi si modera, raramente si perde». Ritrovare la misura nel comportamento non è solo un segno di dignità ma anche di vero e permanente successo.
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