mercoledì 20 novembre 2013
Sono stato un lettore precoce. E ricordo che adolescente mi ero fatto regalare da mia madre, per una festa, un libro di Alberto Moravia (credo Agostino). Mi era parso molto bello (esageravo); ma con imbarazzo avevo chiesto a mia madre di non leggerlo. Lei ne era rimasta sorpresa, mi sembra, e divertita. Mi aveva chiesto perché, aveva promesso; ma con disappunto la sentivo poco convinta, forse incuriosita. Poi col tempo ho perduto quella particolare verecondia; e per molta parte della vita ne sono rimasto privo. Omnia munda mundis? Penso non dipendesse da una mia (chiamiamola così) raggiunta purezza: piuttosto da una forse poco evitabile perdita di sensibilità, dovuta all'età che si faceva più adulta e alla cultura del tempo. Ora solo da vecchio ritrovo una sorta di pudicizia: per esempio mi imbarazza, può addirittura offendermi, l'apparire di situazioni e immagini troppo crude, nei film che guardo sullo schermo televisivo; specie se li guardo con qualcuno della mia famiglia. Non credo sia una cosa ridicola. Il pudore è un valore altissimo: in un mondo che non ne ha più tanto. Resta da stabilire se la mia reazione è improntata a questo valore o a una crescente confusione senile. Giacché il punto d'equilibrio sta nella libertà di conoscere la vita, tutta, senza remore e senza peccato.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: