Il monito di Berlin:anche l’Occidente può cadere nel fanatismo
venerdì 16 gennaio 2015
Questa volta gli auguri della Adelphi per il Natale e per il nuovo anno li ho ricevuti con l’omaggio di un breve testo di Isaiah Berlin, Un messaggio al Ventunesimo secolo, seguito da alcune pagine su Berlin scrittore di Robert Silvers, direttore della “New York Review of Books”.Trovo sempre appassionante e confortante leggere Berlin. La sua prosa è misurata e limpida, non è fatta per entusiasmare ma per ragionare e capire non tralasciando nessun aspetto delle questioni affrontate. La sua passione per le idee coincide con la passione e la curiosità per chi le idee le ha pensate e per gli effetti che possono avere su milioni di persone e nel corso di intere epoche.Ma forse mi piace leggere Berlin soprattutto perché parla di letteratura e di intellighentsia  russa dell’Ottocento: di grandi saggisti come Aleksandr Herzen e Belinskij, di Tolstoj e Bakunin. In particolare Herzen è il suo saggista politico preferito, un grande scrittore, un liberal-socialista e populista vissuto a lungo in Europa occidentale, dove ha potuto conoscere da vicino patrioti e rivoluzionari francesi, polacchi, tedeschi e italiani.Nelle poche pagine di questo volumetto Berlin, più che ottantenne, sembra voler scrivere il suo testamento. È vissuto nel secolo di Lenin, Stalin, Hitler, Mao, Pol-Pot, fra orrori senza precedenti che «comunque la pensi chi crede nel determinismo storico, potevano essere evitati». In un veloce resumé in cui si evocano i momenti salienti del pensiero occidentale dall’antichità agli illuministi e ai marxisti, Berlin individua la più pericolosa delle idee morali e politiche: quella secondo cui i nostri valori «quasi universali» devono a tutti i costi convivere e armonizzarsi. Libertà, sicurezza, eguaglianza, felicità, giustizia, conoscenza portano invece, secondo Berlin, in direzioni spesso diverse e perciò non sono valori che possiamo assolutizzare. Ognuno di essi può suscitare pericolosi fanatismi. Alla giustizia va affiancata la misericordia e all’immaginazione creativa la necessità di calcolare e pianificare. Volere il paradiso in terra (comunque lo si immagini), volere la società perfetta e coerente ha dato luogo a mostruosità politiche, tirannie e stragi. Perciò dobbiamo «contrattare, mediare ed evitare che una forma di vita venga schiacciata dalle sue rivali».
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