martedì 18 novembre 2003
Imiracoli veri danno fastidio alla gente, come quegli strani improvvisi malesseri sconosciuti alla letteratura medica. Essi confutano ogni legge da cui noi bravi cittadini traiamo conforto" Io credo di essere stato salvato per diventare un testimone e, in quanto testimone, fatemi dire che un miracolo non è una cosa carina, è piuttosto un colpo di spada.
Reuben Land era nato con una grave disfunzione polmonare. Suo padre, una sorta di "profeta" americano, lo aveva guarito pronunciando con fede su di lui queste parole: «Reuben Land, in nome del Dio vivente, ti sto dicendo di respirare». Guarito, Reuben partirà con la famiglia per un viaggio-pellegrinaggio lungo le sterminate distese degli Stati Uniti. È questa la trama scheletrica del romanzo La pace come un fiume del giovane scrittore americano Leif Enger (ed. Fazi). Ho scelto una frase di Reuben, il "miracolato", non tanto per avallare o esaltare una religiosità "miracolistica", ma per ricordare che il vero miracolo è quello che ti trasforma in testimone, proprio come dice il protagonista. È "il colpo di spada" che taglia i legami con la superficialità, le abitudini, le comodità, oltre naturalmente al peccato. La via di Damasco di Paolo è emblematica ed è il vero miracolo che egli riceve. Non per nulla i Vangeli non amano chiamare i miracoli "prodigi", bensì "atti di potenza" (divina) o "segni" che ti spingono a guardare più in là, più in alto, e ad andare oltre. È per questo che nei santuari si presentano rarissimi miracoli-prodigi, ma immenso è il numero dei miracoli-segni che cambiano la vita. Abbiamo tutti bisogno di questi doni divini e forse molti devono confessare di averli ricevuti e forse trascurati.
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