domenica 1 maggio 2005
Il denaro può comprare una casa ma non un focolare. Può comprare un letto ma non il sonno. Può comprare un orologio ma non il tempo. Può comprare un libro ma non la conoscenza e la saggezza. Può comprare una posizione ma non il rispetto. Può pagare il dottore ma non la salute. Può comprare il sesso ma non l'amore.
Sono 365 detti, uno per ciascun giorno dell'anno, tutti dedicati ai Segreti della ricchezza (San Paolo), cioè al rapporto dell'uomo nei confronti dei beni materiali. Il numero così vario di autori fa capire che siamo in presenza di un tema universale e costante che appassiona proprio perché è irrisolto. Infatti tanti appelli contro la follia dell'accumulo, l'idolatria del denaro, sul vero fine della vita non impediscono che si continui ad ammassare ricchezze, a scannarsi per le cose, a tradire ideali e valori per una manciata di soldi.Oggi vorrei anch'io aggiungere un granello alle tante lezioni già ascoltate: ho citato, infatti, un detto cinese illuminante sul tema, posto proprio in quarta di copertina al volumetto citato. I suoi asserti sono scontati e reiterati, tant'è vero che secoli dopo il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen (1828-1902) ripeterà: «Il denaro può comperare la buccia di molte cose, ma non il seme. Può darvi il cibo ma non l'appetito, la medicina ma non la salute, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, giorni di gioia ma non la felicità e la pace». Eppure noi continuiamo a procedere in quell'illusione dorata, incapaci di reagire alla tentazione di quel luccichio, al fascino di quella promessa di benessere"
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