martedì 28 febbraio 2006
Duemila anni fa Timbri e Teutoni invasero l'Italia./ Mario fermò i Teutoni, ma gli sfuggirono i Timbri/ che arrivarono a Roma. È Carnevale e ci permettiamo un "Mattutino" più leggero, anche se non privo di verità. Anch'io, come tanti cittadini, ho sperimentato più di una volta l'ottusità e l'arroganza della burocrazia, resa ora ancor più irritante col rimando ai servizi informatici, apparentemente più neutri ma più disumani. Ha, dunque, ragione Gino Patroni coi versi citati di una sua poesiola intitolata "Burocrazia". Sbaglia, però, pensando che i Timbri si siano fermati a Roma: essi prosperano anche a Milano e in Lombardia e in qualsiasi altra regione o comune importante. Per il burocrate il motto perfetto è quello che gli aveva assegnato un noto umorista della televisione del passato, Marcello Marchesi (1912-1978): «Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli!». La legge che regola la sopravvivenza della burocrazia è quella cosiddetta "di Murphy", coniata da Arthur Bloch: «Se hai un problema che dev'essere risolto dalla burocrazia, ti conviene cambiare problema. Altrimenti te lo farà andar male, ma in triplice copia». Allarghiamo, su questo aspetto, il discorso. Nella vita, oltre ai burocrati che lo fanno per vocazione, ci sono persone che hanno la capacità naturale di complicare le cose. Si assiste, così, a uno scialo personale di energie, tempo e capacità e si rimane vittime della loro incontentabilità che ci avvolge come una rete. Saper cogliere subito il cuore delle questioni e procedere speditamente individuando la via diritta per la soluzione è un dono raro e da invocare come frutto della sapienza e della prudenza, grazie divine. Ma finiamo ridendo con Ennio Flaiano: «Presentano al burocrate un progetto sullo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente che sta creando».
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