venerdì 8 aprile 2016
Ho letto in questi giorni due romanzi italiani che mi sono sembrati belli e sinceri, senza la sottile o vistosa ipocrisia che ne svilisce tanti, soprattutto quelli che si rifanno a esperienze o incontri socialmente e moralmente rilevanti. Sono Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci (minimum, fax), visionario e densissimo, e La prima verità di Simona Vinci (Einaudi). Ecco due adulti che non hanno tradito i loro ideali di adolescenza, anche quando messi alla dura prova della realtà. Ma il libro italiano più emozionante di queste settimane è un altro, uno strano libro collettivo che dovrebbero leggere soprattutto gli adulti che presumono di sapere come va il mondo e che dire, di conseguenza, a chi viene dopo di loro, ai loro figli reali o ipotetici. Loro, che questo mondo hanno contribuito a fare quale esso è o hanno accettato che fosse quale è diventato. Il libro è Quello che dovete sapere di me, sottotitolo La parola ai ragazzi (Feltrinelli) ed è un ottimo antidoto alle sciocchezze scritte da tanti che pretendono di spiegare ai figli cosa dovrebbero essere o diventare. Stefano Laffi, il sociologo milanese che ha scritto due anni fa per lo stesso editore il saggio La congiura contro i giovani, ha avuto l'incarico dall'Agesci di leggere e selezionare le risposte all'invito fatto ai giovani scout di dire cosa vorrebbero che gli adulti sapessero di loro, e ne ha ricavato un libro impressionante, dove si afferma una volontà di dialogo che gli adulti non sanno recepire, smaniosi di imporre la loro visione del mondo e di dar consigli senza dialogare. Non soffia vento di rivolta in queste lettere, ma la sconsolata constatazione della povertà di visione che gli adulti sanno offrire, e c'è la volontà di costruire un proprio percorso. Cercano le risposte alle inquietudini fondamentali, cercano di capire come fare i conti con la realtà. Lettere bellissime perché comunicano fiducia in un momento storico che non promuove il bello il giusto il vero… Adulti frastornati che spingono i nuovi arrivati su strade poco sensate, a misura del loro (del nostro) fallimento. Adulti, dice Laffi, che vogliono dimostrare «l'insostenibilità di sogni e progetti quando la società ha invece bisogno di tutto il tasso di innovazione possibile». Lettere consolanti, in questo grigio presente.
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