sabato 22 giugno 2019
Quel che ci rende simili a Dio non sarà certamente il nostro sottrarci agli altri, ma al contrario la scoperta della possibilità di durare nell'amore, tante volte in contrasto con il primo giudizio emesso della ragione o con il peso di quelle che riteniamo essere le evidenze. Noi cediamo con grande facilità alla tentazione di chiudere porte, consumare rotture, rassegnarci a certe perdite (o anche, cinicamente, esserne sollevati). Se assorbiamo come regola di vita il pragmatismo della battuta "dei presenti non manca nessuno" (pragmatismo tra noi più diffuso di quanto forse non abbiamo coscienza), non potremo capire perché il pastore, nella parabola di Gesù, lasci le novantanove pecore nel deserto e parta in cerca di quella smarrita (Lc 15,4,7). Né comprenderemo perché la donna si dia tanta pena (trascurando probabilmente altre faccende più immediate e urgenti) per trovare la moneta che aveva perso dentro casa (Lc 15,-8-10). Non gliene rimanevano ancora nove nella borsa?
Negli itinerari personali o comunitari che andiamo facendo, c'è un dato che emerge con sufficiente chiarezza: non ci accosteremo al mistero della misericordia se non ci porremo dentro quello che il grande teologo Nicolas Cabasilas chiamò «l'amore folle di Dio per gli uomini». La verità di Dio è inscindibile dall'amore.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI