venerdì 2 giugno 2017
Mio figlio è un prode e virile guerriero anti-burocrazia. Dice che non si piegherà mai. Che non farà mai code. Che non compilerà mai moduli per ottenere altri moduli. Che non telefonerà mai a un numero verde - digita 1, digita 2, cancelletto, asterisco etc. -. Questa vita non fa per lui.
Bene, gli dico. Hai ragione. Adoro il tuo anarchismo. Ci siamo passati tutti. Prima o poi verremo a trovarti a San Vittore. E finisce che oltre alle mie code mi faccio anche le sue.
Giusto divincolarsi come Laocoonte e non soccombere tra le spire del monstrum italicum. C'è anche un'altra possibilità: raggirarlo. Non dico arrendersi, ma non prenderlo di punta. Sedurlo. Scovare sempre il dettaglio gratificante anche nell'occasione più orribilmente routinaria.
Se una circostanza è sgradevole, rabbia e malumore potenzieranno la sgradevolezza. C'è sempre qualcosa lì in mezzo che può portarti fuori dall'inferno.
Due chiacchiere con l'impiegato allo sportello - le vecchiette in banca sono campionesse della specialità -. Respirare e meditare nel tempo ansioso dell'attesa, farlo diventare il tuo tempo. Offrire un caffè al fattorino arrivato con due ore di ritardo, chiedergli del suo paese e della sua famiglia. Sorridere gratuitamente, esercizio difficilissimo.
Se trovi la strada per farti piacere anche la cosa più spiacevole, diventi invincibile.
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