sabato 14 novembre 2020
Noi ci affatichiamo a trovare una risposta a ciascuna delle nostre domande, e ci dimentichiamo così dell'essenziale. E cioè che Dio già conosce le nostre domande nascoste, anche quelle per le quali neppure possediamo parole; che nella vita, più che di trovare soluzioni e vie d'uscita, abbiamo bisogno di accogliere le opportunità per approfondirle, bevendo il calice fino alla fine; e che, in tanti modi, in mille lingue diverse, quello che Dio ci sta dicendo ora è di accettare la vita nel suo mistero, di abbracciare questa vita che è più grande di noi.
Ci affatichiamo a coprire le nostre ferite, e ci allontaniamo così dall'essenziale. E cioè che Dio sa curarci; che è pronto a guarirci dalle scelte inconsistenti che abbiamo operato, dagli obiettivi che insipientemente ci siamo posti, dalle fragili passioni tristi in cui ci perdiamo.
Ci affatichiamo a plasmare la nostra quotidianità come un esercizio di ragioneria, e ci allontaniamo così dall'essenziale. E cioè che Dio chiama a essere gratuiti e traboccanti proprio noi, che tante volte ci pare di saper amare solo col contagocce; che sfida al dono tempestivo proprio noi, che ritardiamo continuamente il momento di donarci; e che vuole che noi siamo, più che amministratori di inutili granai, dei cercatori appassionati e assetati, senza temere quella povertà di cuore senza cui non esiste vera preghiera.
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