giovedì 26 settembre 2002
Altrove, senza dubbio, esistono i tramonti. Ma persino da questo quarto piano sulla città si può pensare all'infinito. Un infinito con magazzini sottostanti - è vero - ma con stelle all'orizzonte. Si ha un bel dire, ma quando un bambino cresce e diventa ragazzo nelle tristi periferie delle nostre città, in quartieri fatti di palazzoni ideati con superficialità da qualche architetto purtroppo promosso a suo tempo all'università e avallati da amministratori compiacenti o interessati, non possiamo pensare che in lui fiorisca facilmente il senso della bellezza. Eppure, Fernando Pessoa, il famoso e un po' misterioso scrittore di Lisbona (1888-1935), nella citazione desunta dal suo Libro, ci ripete che è possibile col dono della fantasia e col fremito della spiritualità far sbocciare un'idea di luce e di meraviglia anche stando al quarto piano di un orrido condominio, circondato solo da altro cemento. Si può, infatti, passare dai magazzini e dai brutti negozi del pianterreno, ove però si consumano speranze e si alimentano amori, fino a quel lembo di cielo ove s'affacciano a sera le stelle: il pensiero può correre spontaneamente all'infinito, il sospiro si può trasformare in preghiera, lo sguardo trasfigurarsi in contemplazione. Elaine Scarry nel suo saggio Sulla bellezza scriveva: «La bellezza si nasconde in ogni piega del mondo, anche nei posti più inimmaginabili. Coglierla significa dischiudersi alle ricchezze della vita. E anche comprenderne la responsabilità».
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