Cultura e politica, quale equilibrio?
venerdì 5 luglio 2019
Dov'è oggi la cultura nella politica? Che posto occupa? Ha un posto? E d'altra parte, è meglio pensare a una cultura che si tenga fuori, a una certa distanza dalle organizzazioni e dai partiti politici, o invece è un bene che gli intellettuali, gli studiosi e gli artisti si avvicinino ai politici e cerchino di influenzarli? La questione è sempre stata controversa e anche oggi lo è, benché in modo nuovo. Il modo nuovo è questo e non è incoraggiante: i politici e la politica sono oggi de-culturalizzati, espellono la cultura, non la praticano, non cercano la sua collaborazione, evitano gli intellettuali e ormai è chiaro che li temono perché sono convinti (non senza ragione) che gli intellettuali e la loro cultura tengano lontani gli elettori. L'intellettuale politicizzato, cioè aderente a un partito, non piace molto al pubblico. Non sa comunicare con la maggioranza dei votanti, porta su di sé il marchio, lo stigma della minoranza elitaria lontana dalla vita della gente comune perché ha, nel migliore dei casi, una visione astratta, idealistica e puramente moralistica dei problemi sociali. Quest'ultima è l'opinione prevalente e diciamo pure “di massa”, sul rapporto fra politica e cultura. In altri termini: meno c'è cultura nella testa e nei discorsi dei leader politici e più sono considerati capaci di sentire e interpretare realisticamente quello che succede tutti i giorni nella vita della maggioranza dei cittadini. C'è poi l'opinione simmetricamente contraria, cioè di minoranza e di élite: di chi intellettualmente e in linea di principio ritiene che le idee giuste e i valori che dovrebbero orientare la politica e le sue decisioni è bene che non siano i partiti e gli schieramenti elettorali a elaborarli. Non è la politica, cioè, a doverci dire quale deve essere la società migliore e più giusta, quale la vita privata e pubblica, quali i diritti e i doveri per cui impegnarsi e chiedere il consenso necessario a governare. Dovrebbero davvero essere i politici e i loro partiti a dirci come vivere? O deve essere invece la cultura nel suo insieme (scienza, religione, arte, filosofia) a orientare la nostra idea del presente, del passato e del futuro? In effetti la questione è controversa. I politici ignoranti e brutali fanno solo danni. Ma non vorrei mai che fosse un partito politico a dirmi che cosa pensare e in nome di quali idee e valori vivere. Una politica che pretenda di prescrivere una filosofia della vita è piuttosto pericolosa. Il passato lo insegna.
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