mercoledì 31 maggio 2023
A Chicago mi colpì il contrasto fra i grattacieli azzurri in cemento armato a picco sul lago Michigan e il rosso di Siena bruciato delle case costruite in epoche precedenti: queste ultime le trovi sul retro, nei cortili degli edifici più alti. Vecchio e nuovo s’alternano in un rapporto lirico tra il vetro a specchio e la ferraglia dei ponti. È stato Saul Bellow, supremo cantore di questa città, a localizzare proprio qui la forza contundente dell’America. Io la vidi una volta sola, per poche ore, arrivandoci da Madison. Parcheggiai in uno dei parcheggi sopraelevati. Appena misi piedi sull’asfalto restai abbagliato dai riflessi di un elicottero che vorticava a poca distanza, in procinto di atterrare sulla piazzola adiacente. Le bandiere sventolavano, dagli altoparlanti sentivo annunci che non riuscivo a decifrare. All’inizio pensai a un evento di chissà quale importanza, mentre invece non stava accadendo niente di speciale. “È tutto ok” mi disse l’inserviente alla cassa, intuendo il mio disorientamento. Mentre scendevo dalle scalette laterali, simili a quelle dell’antincendio, apprezzai torri e canali, vagoni e battelli. Le nuvole passando veloci di volta in volta celavano e scoprivano la fungaia dei palazzi allineati. Mi sembrò di essere giunto in una San Gimignano del Novecento. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI