Clonazione animale, che brividi
venerdì 2 marzo 2018
È certo raccapricciante la visione di quei lager per polli, in cui i poveri animali vengono fatti nascere solo per essere fatti morire come carne da supermercati. Ma non è da meno l'idillica scena pubblicitaria nella quale gli stessi volatili vengono tenuti allegramente all'aperto a razzolare in bellissimi prati solo affinché la loro carne sia più sana e saporita. Il fatto che queste cose continuino a sembrare normali, vi sembra ancora normale?
Non voglio dare consigli alimentari, di consiglieri di questo tipo ce ne sono abbastanza. Mi chiedo soltanto se non sia il caso di pensare, immaginare, giudicare da quali processi produttivi ci vengono i nostri alimenti, se ubbidiscono a qualche criterio morale e quali mali procurano all'ambiente e a noi stessi. Non solo diffondiamo veleni e produciamo un rumore (anche culturale) assordante, ma mangiamo troppo e (se posso dirlo) viziosamente.
Continuiamo a pensare che la natura non contenga un suo spirito, ma esista solo per essere al nostro servizio. I nostri scopi scientifici e pratici continuano a essere considerati indiscutibili. Un numero recente della Lettura del “Corriere” si apriva con un ampio articolo sulla clonazione, la sua innocenza, la sua utilità medica, la sua necessità scientifica. L'argomento in difesa delle clonazioni spesso non è solo paradossale, è anche sinistramente comico: la clonazione, si dice, è naturale, è presente anche in natura e quindi è naturale anche quando è artificiale. Ma sarebbero ancora “naturali” un terremoto o un'eruzione vulcanica provocati dall'uomo con l'uso di esplosivi? Chi può negare che l'esplosione di una bomba atomica sia un fenomeno anche “naturale”?
Manuela Monti e Carlo Alberto Redi, autori dell'articolo (titolo da brividi: Il clone è brutto e sciocco. Ma utile), spiegavano in dettaglio una serie di processi e di tecniche di clonazione e infine, dopo aver accusato i critici e i perplessi (tra cui lo scrittore Ishiguro) di essere vittime di fantasie insane e di una «viscerale tecnofobia», invitavano i lettori a prendere atto che «avanzamento del sapere e alfabetizzazione scientifica dei cittadini sono mete da perseguire insieme, al fine di sviluppare una società democratica basata su giustizia ed equità». Che cosa c'entri la clonazione con la giustizia e la democrazia non è chiaro. Secondo questa logica tutti gli aspetti della vita e della società umana progrediscono e devono progredire simultaneamente, cosa forse mai avvenuta nella storia. Non è affatto escluso, per esempio, che un regime dittatoriale possa, in certi periodi, spingere la ricerca microbiologica o astrofisica più avanti di un regime democratico. La logica della ricerca scientifica produce e riconosce come unico criterio di valore il proprio sviluppo. C'è una sola domanda che farei alle corporazioni degli scienziati: al vostro studiare per produrre artificialmente natura vivente c'è, ci sarà mai un limite?
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