sabato 7 gennaio 2017
Dio si manifesta in Gesù che nasce. Ma la grande domanda è: come riconoscerlo? Come riconoscere il passaggio di Dio nella nostra storia? Come riconoscere la sua epifania quotidiana? Con quale grammatica, in quale modo o con quale guida possiamo riconoscere la fantastica presenza di Dio nella nostra vita? Perché Lui c'è. Si è fatto prossimo alla nostra carne. Il fatto è che ci difetta la capacità di riconoscerlo. Erode, per esempio, era in miglior posizione dei magi per sapere che era nato il re dei giudei. E invece non ne sapeva niente. Nel suo regno accadeva una cosa meravigliosa, che lui non era capace di scorgere. Aveva saggi alla sua corte, e la Scrittura che diceva: «Il Messia nascerà a Betlemme». Che cosa gli mancava, allora? Aveva tutti gli strumenti, tutta la sapienza, tutta la conoscenza, ma Gesù nacque e lui non lo seppe. La notizia gli fu portata da forestieri venuti da lontano. Cos'è che a Erode mancava, e che a noi manca? Domandiamocelo con franchezza. Ci manca l'attenzione. L'attenzione come primo dovere spirituale. L'attenzione come quel genere di povertà che hanno coloro che attendono, coloro che abitano l'immanenza, che intuiscono che ogni istante non è solo tempo che scorre, ma è la soglia di una rivelazione.
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