venerdì 14 settembre 2018
Tra i tanti rimorsi di una vita, che a una certa età diventano sempre più cocenti, c'è quello di essere passati accanto a figure che, per la fretta e l'egoismo della gioventù, non si sono frequentate abbastanza, della cui intelligenza e del cui umano calore non si è saputo profittare. Sono tante, e non c'è modo di rimediare a quel che si è perduto se non confrontandosi con loro a distanza, quando purtroppo non ci sono più, attraverso ciò che ci hanno lasciato. Una di queste è Linda Bimbi, che ho avuto modo di vedere più volte alla Fondazione Basso di Roma, essendo invece se non amico e seguace almeno, come si diceva una volta, "compagno", vicino politicamente a Lelio Basso, un grande socialista e antifascista che è stato tra i padri della nostra Repubblica. Egli fu anche un grande studioso di storia del movimento operaio (ricordo la sua passione per la Comune) e onesto e lucido militante, e infine e in particolare - per quel che riguarda Linda Bimbi - è stato l'iniziatore e animatore di una grande esperienza internazionale al tempo della guerra nel Vietnam, nota come Tribunale Russell o dei Popoli. Linda (1925-2016) era passata dalla sua Lucca al Brasile in qualità di missionaria (non so dire con esattezza della sua collocazione di religiosa) al tempo del Concilio Vaticano II, e alla conoscenza diretta dei dolori del "sottosviluppo" e delle fatiche di operare in quel contesto, spesso politicamente oppressivo, spesso decisamente criminale. Tramite la sua esperienza latino-americana e la sua collaborazione con Basso, Linda aveva conosciuto personaggi esemplari del nostro ieri, da Helder Camara e Ernesto Cardenal, da Paulo Freire (fu forse la prima a farcelo conoscere e con lui le strade dell' "educazione liberatrice"), da Balducci e Turoldo a Boff e Cabral, da Rigoberta Menchù a Ryszard Kapuscinski, da Julio Cortazar a Samir Amin... Un giovane studioso collaboratore della Fondazione Basso, Andrea Mulas, ha raccolto ora gli scritti di Linda in un bellissimo volume delle edizioni Nova Delphi (www.novadelphi.it) e gli ha dato il titolo pregnante di Tanti piccoli fuochi inestinguibili. Scritti sull'America latina e i diritti dei popoli, un titolo che può anche evocare, con qualche forzatura, la teoria guevariana dei "fuochi di guerriglia"... I saggi più belli mi sono parsi quelli riguardanti "l'educazione alla solidarietà" e "il superamento dell'etnocentrismo culturale"; altri lettori potrebbero prediligerne altri, a fondo più religioso o più militante. Vi si riscontra una freschezza e una profondità di visione che li rendono ancora utili. Non si tratta dunque di ricordare un personaggio esemplare, ma di ricavare da quel che ha fatto e scritto degli insegnamenti attuali.
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