giovedì 22 maggio 2003
Formula per trattare con il prossimo: 1° ascoltare quello che dice l'altro; 2° ascoltare tutto quello che dice l'altro; 3° ascoltare prima quello che dice l'altro. Trovo questa "formula" nel volumetto di detti e aforismi Verso le vette che p. Leonardo Sapienza, un cultore di questo genere di antologie, ha preparato per l'ed. Corbo di Ferrara. Il consiglio è attribuito a George Marshall che non conosco (a meno che non stia per Bruce Marshall, il noto romanziere cattolico scozzese). Le tre regole sono, comunque, particolarmente importanti in un tempo come il nostro in cui si parla sempre di tutto, si prevarica con l'urlato, si cerca sempre di sopraffare. Le norme indicate sono così lapidarie e limpide da non esigere commento ma solo accoglienza. Io, allora, mi fermerò solo sul particolare che regge la seconda regola: «Ascoltare tutto quello che dice l'altro». C'è un pessimo vezzo, soprattutto nei giornali, ed è quello di selezionare una frase, estrapolarla dal contesto e ributtarla su chi l'ha pronunziata con uno sberleffo. È ovviamente una pratica molto efficace a livello scandalistico ma decisamente immorale. Questo nasce, però, da un aspetto più generale della comunicazione. Soprattutto la televisione ci ha abituato alla battuta incisiva, vigorosa, emotiva; guai se ci si attarda in un ragionamento serio, il conduttore ti toglie subito la parola, convinto che il pubblico si annoi o sia incapace di andar oltre il ritmo binario (vero-falso, destra-sinistra, bianco-nero). È per questa via che anche la comunicazione generale si è imbastardita, si è ormai del tutto incapaci di ascoltare un discorso serio, piano, articolato e ci si è ridotti allo slogan e alla battuta.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: