
Il Mercoledì delle Ceneri è il giorno giusto per parlare di felicità? La Quaresima non è triste: tornare a Dio, mettere ordine nella mia vita dispersa, occuparmi dell’essenziale, tutto questo mi infonde piuttosto gioia. Pregare, condividere, ascoltare: abbiamo tanto da fare! Ma eccomi davanti alla Quaresima come si sta di fronte a un pericoloso esercizio di trapezio: mi vengono le vertigini. Sarò all’altezza? L’anno scorso, e l’anno prima ancora, gli stessi sforzi avevano dato risultati deludenti, ben distanti dalle esigenze del Vangelo. Possono venire a parlarmi dei santi, prodigiosi trapezisti capaci di figure acrobatiche: per quel che mi riguarda, so che non ce la farò mai, nemmeno con un grande allenamento. A che serve provarci ancora? La promessa di Gesù non fa che risuonare con crudele ironia: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). A meno di non prendere Gesù alla lettera. Potremo vivere questa Quaresima non come un impossibile quaderno di compiti a casa, ma come un tempo di vacanza, un regalo di Dio, il dono di una vita gioiosa e compiuta? Non “fare Quaresima” ma riceverla, approfittare di questo tempo in cui Dio mi condurrà, mi parlerà, mi amerà. Così è più facile? Non proprio. Se Dio non mi chiede di produrmi in strabilianti acrobazie, che coronano intensi allenamenti, si aspetta da me una cosa semplice semplice, che richiede solo un istante ma è più esigente di ogni altra: lasciarmi cadere tra le sue braccia.
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