Zelensky incontra Meloni: «Mi fido di lei». Il Governo cerca un ruolo da facilitatore

Un’ora e mezza di colloquio tra la premier e il presidente ucraino, che al termine lo definisce «eccellente» e «molto significativo» sotto il profilo diplomatico. Palazzo Chigi insiste sulla necessità di «robuste garanzie di sicurezza che impediscano future aggressioni e del mantenimento della pressione sulla Russia»
December 9, 2025
Zelensky incontra Meloni: «Mi fido di lei». Il Governo cerca un ruolo da facilitatore
L'incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente ucraino Volodymir Zelensky / ImagoEconomica
Poco più di un’ora e mezza per valutare il peso effettivo dell’appoggio italiano a Kiev e capire fin dove Roma è disposta a spingersi per la causa ucraina, nonostante la volontà dichiarata di Giorgia Meloni di continuare a sostenere il percorso di pace inaugurato da Donald Trump. Volodymir Zelensky arriva a Palazzo Chigi manifestando piena «fiducia» nell’aiuto della premier e replicando alle accuse del presidente Usa sulla presunta volontà del presidente ucraino di prendere tempo per evitare le elezioni nel suo Paese: «Sono sempre pronto al voto», risponde ad alcuni cronisti prima di incontrare il capo dell’esecutivo.
Quella italiana è una tappa decisiva della tornata di incontri con i leader europei, iniziata lunedì a Londra con i rappresentanti del formato E3 (il premier britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friederich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron), e proseguita nel summit di Bruxelles con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il segretario generale della Nato Mark Rutte e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.
Non è dato conoscere i dettagli delle promesse fatte da Meloni, ma a colloquio ancora in corso è arrivata la conferma che il prossimo pacchetto di aiuti destinati a Kiev sarà varato già nel Consiglio dei ministri di giovedì. Un post su X dello stesso Zelensky, pubblicato pochi minuti dopo il congedo da Palazzo Chigi, offre indizi ulteriori. Il presidente ucraino parla di un incontro «eccellente» e «molto significativo su tutti gli aspetti della situazione diplomatica». «Apprezziamo il ruolo attivo dell’Italia nel generare idee concrete e definire misure per avvicinare la pace – prosegue Zelensky –. Ho informato Meloni sul lavoro del nostro team negoziale e stiamo coordinando i nostri sforzi diplomatici. Contiamo molto sul continuo sostegno dell’Italia: è importante per l’Ucraina». Ovviamente non mancano apprezzamenti «per il pacchetto di assistenza energetica e per le attrezzature necessarie: è esattamente ciò che sosterrà le famiglie ucraine».
La posizione di Roma, però, resta in bilico tra le due sponde dell’Atlantico. Meloni è ancora convinta della necessità di una sostanziale «unità di vedute con gli Stati Uniti», come ha ribadito dopo il confronto di lunedì con gli altri leader europei del formato Washington. La nota di Palazzo Chigi seguita al bilaterale conferma che la premier ha rappresentato questa esigenza anche a Zelensky, che sul punto non ha messo veti. La presidente del Consiglio ha poi ribadito l’intenzione di continuare a lavorare per la «definizione di robuste garanzie di sicurezza che impediscano future aggressioni». Un punto essenziale per Roma, che spera di far passare come proposta italiana l’applicazione dell’articolo 5 della Nato anche a Kiev, pur senza l’adesione formale all’Alleanza.
Un a strategia trainata anche da Antonio Tajani: «La posizione dell’Italia è chiara, noi sosteniamo l’Ucraina, vogliamo una pace giusta e durevole», ma «siamo assolutamente certi che gli Usa possano svolgere un ruolo determinante per arrivare al cessate il fuoco», ha detto a margine dell’assemblea di Confesercenti. Il ministro degli Esteri è convinto che «spetti agli ucraini e ai russi mettersi d’accordo», anche sui confini e le eventuali cessioni di territori. L’Italia, però, dovrà porsi come «facilitatore» e soprattutto spingere per «le garanzie» necessarie a preservare la tregua.
Nessun dubbio, quindi, sul fatto che gli Usa debbano continuare a guidare il percorso di pace. Ma le affermazioni di un fedelissimo della premier, l’eurodeputato FdI Nicola Procaccini, a Roma per il meeting a porte chiuse del gruppo dei Conservatori europei (che presiede), fanno capire che a Palazzo Chigi c’è comunque l’esigenza di ristabilire ruoli e responsabilità per quanto sta avvenendo, nonostante l’avvicinamento di Trump a Putin: «Noi ribadiamo ciò che abbiamo sempre fatto, ovvero sostenere il popolo ucraino rispetto a un’invasione vigliacca e violenta da parte della Russia». E questo nell’interesse del popolo ucraino «ma anche italiano, europeo e occidentale, nella misura in cui il principio che qualunque Stato può invadere un altro Stato senza trovare la solidarietà degli altri popoli non può passare».
Nel frattempo si muove anche Guido Crosetto. Il titolare della Difesa ha incontrato l’omologo ucraino Rustem Umerov, per uno scambio che ha definito «importante per le trattative in corso». Anche Crosetto ha ribadito il sostegno «convinto» a Kiev, parlando della difesa della libertà e del diritto internazionale come di una «responsabilità condivisa con l’Europa, con l’Alleanza Atlantica e con ogni nazione che abbia cari i destini dei popoli».

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