Ruffini in campo per un nuovo Ulivo, oltre la politica da "tifoserie"
Prima assemblea organizzativa dei comitati "Più uno" promossi dall'ex direttore dell'Agenzia delle entrate. «Non saremo un nuovo cespuglio riformista»

Il campo largo è in realtà piccolo, con questi livelli di partecipazione al voto. Ernesto Maria Ruffini scende in campo con la prima assemblea organizzativa dei suoi comitati “Più uno” e propone un «campo aperto», che vada oltre il bacino di utenza dei partiti attuali. Per parlare ai tanti «che non credono più che la politica possa cambiare in meglio la loro vita, perché ha smarrito l’idea di bene comune».
Con una destra che «punta sulle paure, dando risposte alla pancia delle persone», più che alla mente o al cuore. Il raggio d’azione indicato è sicuramente il centrosinistra, ma non questo centrosinistra. Al “Salone delle Colonne” all’Eur - capace di poco più di 300 posti, quanti sono i comitati nati sul territorio in questi mesi, mentre fra aderenti e simpatizzanti si contano alla fine circa 600 persone - chi fosse venuto con l’idea di veder nascere un nuovo soggetto politico resterebbe deluso. C’è più Prodi che Renzi, più una nuova alleanza che un nuovo partito, nelle parole dell’ex direttore dell’Agenzia delle entrate: «Non si tratta di aggiungere un altro cespuglio a questo centrosinistra», dice Ruffini, spiegando che l’obiettivo è - invece - fare di tutto il centrosinistra una «alleanza riformista». Mentre l’errore dei partiti del cosiddetto “campo largo” è quello di «aver accettato una politica polarizzata, che parla solo ai propri adepti, senza rendersi conto che se la politica viene tenuta in ostaggio delle rispettive “tifoserie”, con la destra non c’è partita». Per il fondatore dell’Ulivo c’è anche una dedica speciale, con l’ex direttore delle entrate che, nell’evocarlo, interrompe un attimo il suo discorso per scattare una foto della folta platea da potergli poi inviare.
Come fece Prodi, non si tratta tanto, per Ruffini, di mettere assieme le attuali forze politiche, quanto di riscoprire le culture che hanno fatto la Costituzione:«Serve, come con l’Ulivo, una capacità di sintesi tra forze distanti». Fra le immagini proiettate a tutto schermo c’è quella che ritrae la celebre stretta di mano fra Aldo Moro ed Enrico Berlinguer che è un po’ il simbolo della solidarietà nazionale. Dall’assemblea dell’Eur scaturisce quindi non un partito - come detto - ma neanche un nuovo programma, «elenchi della spesa tirati fuori all’ultimo momento», in vista di qualche scadenza elettorale. Il collante è invece costituito da priorità che ruotano tutte su due parole fondamentali della nostra Costituzione: «Uguaglianza» e «persona». Ruffini cita fra l’altro la sanità, «con un numero sempre maggiore di poveri e anziani che non possono permettersi le cure»; l’ambiente da salvaguardare; l’Europa da rilanciare «nel solco dei padri fondatori»; il lavoro che manca, «che nega un futuro ai giovani». Tutti valori e priorità che richiedono alla politica una “postura” diversa: «Il nostro obiettivo non è governare, ma perseguire il bene comune», dice Ruffini. Serve allora «un'idea del tutto diversa dal campo largo con dei confini coincidenti con quelli dei partiti esistenti e con i volti degli attuali protagonisti». Piuttosto un «campo aperto per rimotivare le persone che non vanno più a votare. L’astensionismo è il primo avversario da battere, frutto di una frattura profonda. Tanti si sentono feriti, disillusi, traditi».
Un nuovo centrosinistra che torni a «cercare pazientemente una sintesi tra culture diverse». Non basta andare «alla ricerca di un partito di centro da utilizzare come stampella, che diventa servente/strumentale di qualcuno. Il Pd - scandisce Ruffini - non può delegare a un soggetto esterno il compito di fare il centro, di rappresentare il riformismo».
L’elezione del sindaco di New York Zohran Mamdani viene evocata per la «straordinaria partecipazione» che l’ha resa possibile. Mentre da noi «le primarie, un grande strumento di partecipazione - sono diventate un'opzione invece della regola, convocate solo se convengono a leader che vorrebbero trasformarle a tavolino in plebisciti. Ma così non si va lontano», ammonisce Ruffini, parlando di «vocazione minoritaria» del Pd.
Fra gli ospiti: l'ex ministro ed ex M5s Vincenzo Spadafora; la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, demo-popolari come l'ex eurodeputata Silvia Costa e l'ex deputato Nicodemo Oliverio; il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia; il deputato Bruno Tabacci; il presidente dell'Associazione La Pira, Massimo La Pira; il portavoce dell’Alleanza contro la povertà Antonio Russo. Approva l’intento inclusivo e dialogante del progetto, Manfredonia: «Più uno, mentre la politica attuale sembra puntare al “meno uno”», dice.
L’orizzonte temporale indicato è l’avvio della campagna elettorale del 2027, quando ci sarà da sfidare Giorgia Meloni per la conquista di Palazzo Chigi. «Diamoci allora appuntamento in primavera - dice Ruffini nelle conclusioni - per decidere assieme dove portare questo progetto di cambiamento e di governo del Paese e per l’Europa» .
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