Le mosse che Meloni e Schlein stanno facendo per blindare le coalizioni
La leader dem: uniti vi batteremo. La premier: siete ossessionati. Conte freddo: nessuna alleanza strutturale

Foto uno. Elly Schlein, la segretaria Dem, chiude la festa nazionale dell'Unità a Reggio Emilia e lancia la sfida a governo e maggioranza: «Dico a Meloni: abituatevi, uniti e compatti vi batteremo, prima alle regionali e poi alle politiche, non ve lo faremo più il favore di dividerci». Foto due: la reazione della premier sui social è immediata: «La differenza è semplice: noi siamo uniti da valori comuni e da una visione, loro solo dall'ossessione di battere noi». All'improvviso la partita si sposta in avanti. La testa delle due leader non è più alle regionali, è già al voto politico del 2027 e allora le parole e le aspettative devono però fare i conti con le difficoltà. L'unità del centrosinistra è tutta da costruire. E quella del centrodestra è tutta da difendere. Su un versante c'è Schlein «ostinatamente unitaria», ma c'è anche Giuseppe Conte, il capo pentastellato, prudente e deciso a non farsi imbrigliare in nulla di definitivo. E il messaggio che manda all'amica Elly è fin troppo eloquente: il Movimento 5 Stelle non è un cespuglio sotto la Quercia democratica e per scalzare la destra da Palazzo Chigi serve ed è in atto un «progetto politico insieme al Pd» ma non c'é alcuna «alleanza strutturale». L'avvertimento è chiaro. E l'impressione è che costruire un progetto comune per mandare a casa Giorgia Meloni non sarà facile. Differenze tra Pd e M5s ci sono e sono nette. E resta aperto il nodo del futuro candidato premier per il centrosinistra. Primarie di coalizione o conta dei voti alle urne? Conte raffredda la pratica e rivendica mani libere. «Per me non sarà mai una questione di ambizione personale...». prova a chiarire per poi spiegare che oggi non ha senso «appellarsi a una regola che ci faccia individuare astrattamente un candidato che poi non è competitivo». Sul versate centrodestra Meloni deve fare i conti con le ritrovate ambizioni di Salvini. Con una Lega sempre più "modello Vannacci" e con Forza Italia che fatica ad accettare più di una mossa dei vertici della Lega.
Ci sarà da lavorare. Per Meloni e per Schlein. La leader del Pd ribadisce con parole nette la sua linea: «Continuiamo a lavorare insieme sui temi concreti. Non facciamo l'errore di arrivare all'ultimo». E soprattutto: «Non perdiamo tempo in competizioni fra noi, ogni minuto passato in polemiche al nostro interno è un minuto in meno speso a pungolare il governo sulle sue mancanze». Una preghiera ai suoi del Pd, alle correnti, che non inizino il giochino del logorio e specialmente a Conte che, dopo il bagno di applausi alla festa dell'Unità, continua a marcare le differenze. «Col Pd non siamo alleati stiamo creando un progetto politico per mandare a casa Meloni. Lavoriamo regione per regione per costruire un progetto. Ma non ci possiamo dichiarare alleati, abbiamo una storia diversa dalla Quercia coi cespugli intorno». Quando Pd e M5S saranno davvero alleati? Conte è netto: «Quando convergeremo sul progetto progressista, nero su bianco».
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