E se riportassimo il diritto alla vita al centro della politica?
Riconoscere come fondante il "principio primo" sul quale si regge la comunità umana: la suggestione nel pensiero e nell'azione di Carlo Casini (e di Romano Forleo, appena scomparso)

«Il diritto alla vita riguarda ogni fase dell’esistenza umana. Allo stato attuale delle cose, il confronto politico sull’argomento verte soprattutto sulla sua fase prenatale, mentre all’orizzonte si fanno sempre più insistenti le proposte di legalizzazione dell’eutanasia. È opportuna una precisazione. Il diritto alla vita riguarda, ovviamente, ogni fase dell’esistenza umana e la sua tutela costituisce sempre un primario dovere degli Stati. Tuttavia, oggi esso è materia di confronto politico soprattutto con riguardo alla fase prenatale dell’esistenza, mentre sull’orizzonte i tentativi di legalizzare l’eutanasia propongono il tema del significato della vita nella fase terminale (o meglio, e più generalmente, quando essa appaia “senza qualità”».
Con queste parole Carlo Casini inizia un suo scritto dal titolo “La centralità politica del diritto alla vita”. Sulla scorta di quanto sta avvenendo oggi nell’acceso dibattito sul fine vita, l’affermazione che il diritto alla vita sia una questione politica mi pare non solo del tutto attuale ma anche assolutamente centrata. Come sempre Carlo Casini ha l’inusuale capacità di essere contemporaneamente uomo del suo tempo ma anche uomo che precorre i tempi, uomo dalla visione concreta della vita, ma anche un uomo che difende l’antropologia cristiana con uno sguardo all’Infinito e al Trascendente che non lo ha mai abbandonato. Scrive: «È ovvio che il diritto alla vita costituisce un problema politico”, e su questo assunto ha fondato tutto il suo immenso lavoro di magistrato e di parlamentare.
È vero: la vita e la politica sono indissolubilmente legate. Non è così per tutti, anche in campo cattolico, mentre invece è anche con le leggi stabilite in Parlamento che si difende la vita sulla scena pubblica. Carlo lo aveva capito prima di altri e invocava la coerenza dei cattolici, coerenza che esige di tutelare e rispettare la vita sul piano personale ma anche di difenderla e proteggerla sul piano pubblico, con il voto “selettivo” ai partiti, con la partecipazione ai dibattiti, con il dovere di informarsi fino in fondo sui temi in discussione, con la passione di “sporcarsi le mani” nelle piccole e nelle grandi occasioni, negli incontri familiari come nelle grandi assise organizzate, con l’assumersi la responsabilità delle proprie azioni e decisioni in ogni occasione e in completa armonia con il Magistero della Chiesa, la Dottrina sociale, la voce dei Papi e dei Vescovi.
Carlo scriveva che «il problema è di capire cosa debba intendersi oggi per “persona” e quali siano le primarie esigenze della riconosciuta dignità umana. Così il diritto alla vita, nella sua specifica accezione, appare la “pietra di paragone” più comprensibile, più semplice e più evidente “per distinguere il vero dal falso umanesimo” (Giovanni Paolo II, Bologna, 18 aprile 1982)». Ecco: il diritto alla vita quale valore decisivo per chiamare i cattolici all’unità politica. Citava spesso il grande san Giovanni Paolo II e il suo richiamo a distinguere il vero dal falso umanesimo, così come la falsa compassione che conduce alla logica della morte dall’autentica com-passione che significa amare e accompagnare chi soffre, fino alla fine.
Amava citare anche san Paolo Vl quando, a proposito delle decine di milioni di aborti nel mondo, affermava che è una tragedia di inaudite proporzioni che trova paragone nella guerra e che operare per la piena tutela del diritto alla vita costituisce un impegno che ha la grandezza della lotta per la pace «nel senso più pieno e più vero» (Paolo VI). Carlo Casini non solo si è impegnato ma si è giocato la vita sul tema della “vita”, senza rimpianti, senza timore, senza ripensamenti, e la sua fine è lì a testimoniare quanto la vita per lui fosse sacra e inviolabile. Avere una missione, interpretarla e viverla fino in fondo è una Grazia ma anche un compito molto gravoso che Carlo ha svolto mettendo in campo quelle virtù eroiche che solo il Signore può conoscere fino in fondo. Un compito irto di ostacoli, affollato da nemici, turbato da incomprensioni e critiche anche feroci, cosparso di amarezze e solitudine. Un compito al quale mai si è sottratto e per il quale ha coinvolto decine di migliaia di persone in tutto il mondo.
Mentre sto scrivendo giunge la notizia della morte di Romano Forleo dopo una lunga malattia. Ecco un uomo che è stato coinvolto da Carlo e che con Carlo ha lavorato a lungo. Ho conosciuto bene Forleo e lo ricordo come scout, senatore, presidente dei sessuologi mondiali, iniziatore al Fatebenefratelli di una nuova modalità di gestione della ginecologia attenta alle pazienti come persone, docente di storia della medicina, appassionato dei temi bioetici, ultimo segretario della Dc di Roma. Un uomo convinto che la sua missione fosse salvare vite umane anche attraverso a politica, così come lo era Carlo. Hanno camminato insieme a lungo e mi piace ricordarli come politici che mettevano al primo posto i valori che li ispiravano.
Carlo Casini ebbe tanti problemi e tanti nemici, ma fu affiancato anche da tante persone buone, competenti, preparate e convinte, che lo hanno aiutato nelle sue battaglie quotidiane su molti fronti. È giusto ricordarlo perché anche la santità è contagiosa, e tuttora c’è un numero grandissimo di persone che si impegnano nella politica seguendo l’esempio di Carlo e i suoi insegnamenti. Questo era Carlo Casini: un politico di cui non c’è più traccia nel panorama politico di oggi. Un mio amico. Un grande uomo, che speriamo di vedere un giorno sugli altari accanto a quel Gesù Crocifisso che ha tanto amato.
* Presidente dell'Associazione Amici di Carlo Casini, già presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari
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