venerdì 13 ottobre 2023
Il segretario di Stato, parlando ai media vaticani, rilancia il negoziato per non spargere altro sangue. La diplomazia della S. Sede già al lavoro. "Attacco disumano, ma proporzionalità in risposta"
Il cardinale Parolin con l'ambasciatore Schutz

Il cardinale Parolin con l'ambasciatore Schutz - Vatican Media

COMMENTA E CONDIVIDI

Un attacco "disumano", quello di Hamas contro Israele. Ma "anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità". E soprattutto, occorre al più presto esplorare ogni spiraglio di possibile negoziato, con la Santa Sede come sempre disponibile alla mediazione, per evitare altri spargimenti di sangue, "come sta avvenendo a Gaza, dove ci sono molte vittime civili innocenti a seguito degli attacchi dell’esercito israeliano". Così si è espresso oggi, 13 ottobre, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in una intervista ai media vaticani, seguita alla visita compiuta in mattinata all'ambasciata di Israele presso la Santa Sede, per portare la solidarietà e la vicinanza spirituale all'ambasciatore Raphael Schutz dopo l'attacco di Hamas. In questo contesto, è stato sottolineato da parte vaticana, il porporato "ha anche voluto esprimere la preoccupazione per il rispetto della popolazione civile sia israeliana che palestinese, soprattutto quella a Gaza, nel conflitto in corso''.

In sostanza, dunque, "totale e ferma condanna" dell'attacco di Hamas da un lato, riaffermazione del "diritto a difendersi", ma anche l'invito a non fare di tutte le erbe un fascio, salvaguardo i civili nella risposta armata da parte dello Stato ebraico. Il cardinale ha anche espresso "ansia per gli uomini, donne, bambini e anziani che sono tenuti in ostaggio a Gaza" e "vicinanza alle famiglie colpite, la cui stragrande maggioranza sono ebree, preghiamo per loro, per quanti sono ancora sotto shock, per i feriti. È necessario recuperare il senso della ragione, abbandonare la logica cieca dell’odio e rifiutare la violenza come soluzione", ha rimarcato.

Per quanto riguarda le strade di una possibile definitiva soluzione dell'annosa questione israelo-palestinese, Parolin ha riproposto la formula "due popoli due stati". "Questa soluzione, che è prevista dalla Comunità internazionale, ultimamente è sembrata ad alcuni, sia da una parte che dall’altra, non più realizzabile - ha notato il segretario di Stato -. Per altri non lo è mai stata. La Santa Sede è convinta del contrario e continua a sostenerla". Ma prima di tutto bisogna pensare agli ostaggi. "È giusto che vengano riconsegnati subito, anche quelli che Hamas detiene dagli scorsi conflitti. In questo senso - ha sottolineato il cardinale - rinnovo con forza il vibrante appello lanciato e ripetuto dal Santo Padre Francesco in questi giorni. È giusto che nella legittima difesa Israele non metta in pericolo i civili palestinesi che vivono a Gaza. È giusto, indispensabile direi, che in questo conflitto – come in ogni altro – il diritto umanitario sia pienamente rispettato".

Il segretario di Stato ha ribadito che "la Santa Sede è pronta a qualsiasi mediazione necessaria, come sempre. Intanto cerca di parlare con le istanze i cui canali sono già aperti. Qualsiasi mediazione per far cessare il conflitto deve tuttavia tener conto di una serie di elementi che rendono la questione molto complessa ed articolata, come la questione degli insediamenti israeliani, della sicurezza e il nodo della città di Gerusalemme. Una soluzione si può trovare nel dialogo diretto fra Palestinesi ed Israeliani, incoraggiato e sostenuto dalla Comunità internazionale, anche se ora sarà tutto più difficile".

Il cardinale ha rivolto un pensiero anche ai cristiani, manifestando loro l'attenzione e l'affetto del Papa. "I cristiani sono parte essenziale della terra in cui Gesù è nato, vissuto, morto e risorto. Nessuno può pensare né la Palestina né Israele senza la presenza cristiana, che è lì fin dagli inizi e sarà lì per sempre. È vero, ora la piccola comunità cattolica di Gaza – circa 150 famiglie – soffre tantissimo. E quando un membro soffre, tutta la Chiesa soffre, e quindi tutti soffriamo. Sappiamo che si sono radunati in parrocchia. Il parroco non è potuto rientrare e rimane a Betlemme. Tutto è fermo, paralizzato, come in una morsa di paura e rabbia. Preghiamo per gli israeliani, preghiamo per i palestinesi, preghiamo per i cristiani, gli ebrei e i musulmani".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: