
I ragazzi venuti da tutto il mondo per il Giubileo degli adolescenti - ANSA
Il «dolore» e lo «smarrimento» per il Pontefice che «ha terminato la sua vita terrena e ci ha lasciati». Ma anche «la gioia pasquale, che ci sostiene nell’ora della prova e della tristezza». Sono impresse nelle parole dell'omelia del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di papa Bergoglio, gli opposti sentimenti che hanno animato la celebrazione del Giubileo degli adolescenti, questa mattina in piazza San Pietro. Finora è stato l'evento giubilare più affollato, con 200mila presenze, come ha detto in conferenze stampa il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
Evento che, oltre tutto, è coinciso con la seconda messa dei 'novendiali' in suffragio di Francesco, nel giorno in cui avrebbe dovuto svolgersi la canonizzazione di Carlo Acutis. Un mare di fedeli, in gran parte giovani e giovanissimi, riuniti a distanza di ventiquattrore nello stesso luogo dei funerali del Pontefice argentino. Un colpo d'occhio che fa bene anche al cuore, perché testimonia la vitalità della Chiesa, anche in questo delicato momento di passaggio tra un Papa così amato e il successore che verrà eletto nell'ormai quasi imminente Conclave.
Tra il dolore per Francesco e la gioia della Risurrezione
Parolin, infatti, evoca più volte il "grande assente", che è però ben presente nelle sue parole. Ma, ricordandone gli insegnamenti (solo con la misericordia si crea un mondo di pace), si proietta in un certo senso anche avanti, raccomandando ai ragazzi e alle ragazze di oggi di non fermarsi all'emozione del momento, ma di trasformare la sua eredità in vita vissuta. Cioè di tenere sempre lo sguardo puntato sul Signore. «Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare – ricordo, ad esempio, quella della tecnologia e dell’intelligenza artificiale che caratterizza in modo particolare la nostra epoca – non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo». In tal modo, aggiunge Parolin, «nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con Lui! Con Lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti! Egli viene ad incontrarvi là dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le vostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare e tanto da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e tutto spera».
Molti, come già detto, i riferimenti a papa Francesco nell'omelia. Prima di tutto «il dolore per la sua dipartita, il senso di tristezza che ci assale, il turbamento che avvertiamo nel cuore, la sensazione di smarrimento: stiamo vivendo tutto questo, come gli apostoli addolorati per la morte di Gesù». Ma è proprio il Vangelo, fa notare il porporato, a dirci «che proprio in questi momenti di oscurità il Signore viene a noi con la luce della risurrezione, per rischiarare i nostri cuori». Di qui il riferimento alla Evangelii gaudium, dato che «Papa Francesco ce lo ha ricordato fin dalla sua elezione e ce lo ha ripetuto spesso, mettendo al centro del pontificato proprio la gioia del Vangelo».
Rivolgendosi poi direttamente ai ragazzi, Parolin nota: «A voi, ai vescovi, ai sacerdoti e ai catechisti che vi hanno accompagnato, rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto del Papa, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi». «Venite da tante parti: da tutte le diocesi d’Italia, dall’Europa, dagli Stati Uniti all’America Latina, dall’Africa all’Asia, dagli Emirati Arabi … con voi è realmente presente il mondo intero».

Il cardinale Pietro Parolin, ha presieduto la Messa in piaza San Pietro - ANSA
Il Papa della misericordia
Il cardinale ricorda poi che in questa domenica in Albis, si celebra la festa della Misericordia. E proprio la misericordia, sottolinea, «ha caratterizzato il Magistero di Papa Francesco e la sua intensa attività apostolica, insieme all’ansia di annunciarla e condividerla con tutti – l’annuncio della buona novella, l’evangelizzazione – che è stato il programma del suo pontificato. Egli ci ha ricordato che “misericordia” è il nome stesso di Dio, e, pertanto, nessuno può porre un limite al suo amore misericordioso con il quale Egli vuole rialzarci e renderci persone nuove».
Per il segretario di Stato di Francesco «è importante accogliere come un tesoro prezioso questa indicazione su cui Papa Francesco ha tanto insistito. E – permettetemi di dire – il nostro affetto per lui, che si sta manifestando in queste ore, non deve restare una semplice emozione del momento; la Sua eredità dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri».
La misericordia ci riporta al cuore della fede. In questo senso Parolin, interrotto da diversi applausi, invita a «non interpretare il nostro rapporto con Dio e il nostro essere Chiesa secondo categorie umane o mondane, perché la buona notizia del Vangelo è anzitutto la scoperta di essere amati da un Dio che ha viscere di compassione e di tenerezza per ciascuno di noi a prescindere dai nostri meriti». E perciò a nostra volta dobbiamo fare altrettanto. «Siamo cioè chiamati all’impegno di vivere le nostre relazioni non più secondo i criteri del calcolo o accecati dall’egoismo, ma aprendoci al dialogo con l’altro, accogliendo chi incontriamo lungo il cammino e perdonando le sue debolezze e i suoi errori. Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco». Egli è stato «testimone luminoso di una Chiesa che si china con tenerezza verso chi è ferito e guarisce con il balsamo della misericordia; e ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita».
»Fratelli e sorelle - conclude il porporato -, proprio nella domenica della misericordia ricordiamo con affetto il nostro amato Papa Francesco. Questo ricordo è particolarmente vivo tra i dipendenti e i fedeli della Città del Vaticano, molti dei quali sono qui presenti, e che vorrei ringraziare per il servizio che svolgono quotidianamente. A voi, a noi tutti, al mondo intero, Papa Francesco rivolge il suo abbraccio dal Cielo». «Ci affidiamo alla Beata Vergine Maria, a cui Lui era così devotamente legato tanto da scegliere di riposare nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Lei ci protegga, interceda per noi, vegli sulla Chiesa, sostenga il cammino dell’umanità nella pace e nella fraternità».
Sul sagrato di San Pietro, infatti, c'era anche oggi una copia della Salus Populi Romani, l'icona tanto venerata da papa Bergoglio e accanto alla quale ha scelto di essere sepolto. Al termine della celebrazione, davanti all'immagine il cardinale Parolin si è fermato per il canto del Regina Caeli, la preghiera mariana che sostituisce l'Angelus nel tempo di Pasqua.
Da questa mattina la tomba del Papa in Santa Maria Maggiore è visitabile e sono già migliaia i fedeli che stanno sfilando davanti ad essa nella Basilica. Nel pomeriggio anche il Collegio Cardinalizio si recherà in visita al sepolcro di Francesco.
I novendiali
Il riferimento ai dipendenti vaticani, contenuto nell'omelia si inquadra nella particolare struttura dei novendiali, le messe che vengono celebrate per nove giorni consecutivi, a partire da quella esequiale presieduta ieri in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re. Queste celebrazioni sono aperte a tutti, ma prevedono ogni giorno la partecipazione di un gruppo diverso, tenuto conto dei suoi legami con il Papa scomparso. Quella di oggi vede proprio la partecipazione dei dipendenti e dei fedeli della Città del Vaticano. Le prossime saranno celebrate ogni giorno alle 17.00 nella Basilica di San Pietro, fino a domenica 4 maggio.