sabato 1 dicembre 2018
In uscita per le Edizioni Dehoniane Bologna. Bergoglio racconta la propria chiamata e la bellezza di una scelta che si rinnova ogni giorno. Il ruolo della donna. L'omossessualità. La formazione
Nella foto papa Francesco assieme al missionario clarettiano basco Fernando Prado, con cui ha realizzato il libro “La forza della vocazione. La vita consacrata oggi” (Vatican Media)

Nella foto papa Francesco assieme al missionario clarettiano basco Fernando Prado, con cui ha realizzato il libro “La forza della vocazione. La vita consacrata oggi” (Vatican Media)

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Uno sguardo a tutto tondo sulla vita consacrata. Il ringraziamento caldo e convinto ai religiosi e alle religiose che vivono la propria vocazione «in maniera esemplare». La gioia del donarsi totalmente a Dio e ai fratelli. Ma anche le sfide, i problemi che accompagnano una scelta tanto radicale. Nel libro La forza della vocazione. La vita consacrata oggi in uscita per le Edizioni Dehoniane Bologna (pagine 120, euro 9,50), il Papa racconta la propria chiamata e insieme la bellezza di una scelta che si rinnova ogni giorno, che ha il volto di chi testimonia con coraggio la fedeltà al Vangelo in società che sembrano averlo dimenticato. O, ed è persino peggio, che vorrebbero ridurlo a filosofia, a sterile intimismo, a codice di comportamento come tanti.

Il libro è frutto di un dialogo di quasi quattro ore con il missionario clarettiano basco Fernando Prado, docente di “teologia della missione” e “mezzi di comunicazione e vita consacrata”, nonché direttore dell’editrice Publicaciones Claretianas. Punto di partenza lo sguardo al passato, sebbene recente, al cammino di rinnovamento postconciliare che il Papa descrive come «lento, fecondo e disordinato».

Un itinerario che oggi prosegue nel segno di una progressiva internazionalizzazione e interculturalità, ostacolato nel suo procedere da quello che Francesco indica come uno dei nemici più seri della vita consacrata, cioè l’ideologia, di qualunque natura sia. Un percorso che specie nelle società occidentali, di fronte al calo dei sì alla chiamata religiosa, deve fare i conti con il pericolo della funzionalità e che ha conosciuto la tentazione di andare «ai pozzi petroliferi» della vocazioni nei Paesi poveri, con Congregazioni, denuncia il Pontefice, «a pesca» di religiose «in diversi luoghi, spinte da interessi non molto chiari».

Proprio il ruolo della donna nella Chiesa, delle religiose in particolare, è del resto uno dei capitoli in cui più forte appare la denuncia del Papa. «Nell’immaginario collettivo – sottolinea il Pontefice – le religiose sono state spesso considerate ingiustamente di secondo livello e, a volte, le si è utilizzate come servitù». Di fronte a questa mentalità di «principismo» l’antidoto è progredire il più rapidamente possibile nell’uguaglianza. Senza che si traduca nell’assunzione di stili maschili. «Non è necessario smettere di essere donne per diventare uguali», chiosa Bergoglio.

Altrettanto puntuale l’attenzione ai criteri con cui si selezionano i candidati alla vita religiosa. «Non si possono ammettere persone che non siano adatte – spiega Francesco – o persone con problemi abbastanza seri che credono di trovare sostegno agli stessi nella vita consacrate». Ma questa prudente sapienza esercitata nella valutazione iniziale, nei test d’ingresso verrebbe voglia di dire, da sola non basta. Va accompagnata a una vigilanza altrettanto attenta nel “dopo”, durante il percorso di formazione di quanti «sono già entrati o che stanno cominciando, che saranno i sacerdoti o le persone consacrate di domani». Il rischio infatti è quello di cadere nella perversione del clericalismo, che nella vita religiosa si manifesta con «atteggiamenti da “segregati”, con la puzza sotto il naso» tipico di chi vive «una specie di atteggiamento aristocratico rispetto agli altri».

Ed è in questo capitolo sulle distorsioni, sui rischi legati a una formazione sbagliata, che rientra il problema della presenza nella vita consacrata e nel clero di persone con tendenza omosessuale (Leggi l'estratto pubblicato da Avvenire). Nel “no” al loro accesso al ministero e alla vita religiosa il Papa non fa che ribadire concetti e posizioni già noti nonché richiamati in passato dallo stesso Pontefice. Il riferimento più ravvicinato riguarda il documento Il dono della vocazione presbiterale - Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis pubblicato due anni fa dalla Congregazione per il clero, che al punto 199 recita: «La Chiesa... non può ammettere al Seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay».

Norme, indicazioni che confermano l’Istruzione della Congregazione per l’educazione cattolica su I criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli ordini sacri. Un testo agile, pubblicato nel 2005, che nel ribadire il no all’ingresso in Seminario e negli ordini sacri sollecita la vigilanza di direttori spirituali e confessori, invitando anche gli aspiranti seminaristi con orientamento omosessuale a non mentire ai superiori pur di entrare in Seminario.

Sarebbe però profondamente sbagliato ridurre il libro a un dibattito su questa pur importante questione. Perché La forza della vocazione è molto di più. È un affascinante affresco sulla bellezza della vita consacrata. È un richiamo ai fondamenti, ai pilastri che la sostengono, cioè preghiera, vita comunitaria, studio, apostolato. Soprattutto, è un omaggio a «coloro che fanno la teologia della vita consacrata vivendola, pregandola. Persone che hanno un’umiltà essenziale: sono lavoratori e prendono molto seriamente la loro vita di consacrazione nell’insegnamento, nelle parrocchie, negli ospedali, nelle missioni o ovunque si trovino lavorando al servizio degli altri. Sono davvero persone che danno tutto a piene mani».

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