mercoledì 22 gennaio 2025
Commentando il brano dell'Annunciazione a Maria, il Papa sottolinea che l'invito a "non temere" è rivolto "anche a noi". L'invito a rifuggire maghi e fattucchiere
Papa Francesco durante la sua catechesi nell'Udienza generale di oggi, mercoledì 22 febbraio

Papa Francesco durante la sua catechesi nell'Udienza generale di oggi, mercoledì 22 febbraio - Vatican Media

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Una udienza generale “mariana” quella che questa mattina papa Francesco ha tenuto nel consueto appuntamento della catechesi del mercoledì. Infatti, la riflessione del Pontefice ha riguardato il brano evangelico dell’Annunciazione a Maria, che sarebbe diventata madre di Gesù, e del suo atteggiamento davanti a questa «Parola di Dio» che le veniva rivolta. E nei saluti finali, in particolare quelli ai fedeli di lingua inglese e tedesca, Francesco ha voluto ricordare che siamo nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e dell’importanza di proseguire in questo cammino verso la piena unità. E il Papa ha anche voluto esprimere la propria vicinanza alle vittime dei tragici roghi che stanno devastando Los Angeles, e quanti stanno soffrendo per la guerra, «in particolare gli anziani». «Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, il Myanmar. Preghiamo per la pace. La guerra sempre è una sconfitta» è tornato a ribadire il Papa, che ha anche detto ai fedeli presenti all’udienza generale in Aula Paolo VI di aver telefonato ieri, «come faccio tutti i giorni, alla parrocchia di Gaza. Erano contenti. Lì dentro ci sono 600 persone, parrocchia e collegio. E mi hanno detto, “oggi abbiamo mangiate lenticchie con pollo”, una cosa che di questi tempi non erano abituati a fare soltanto, qualche verdura, qualcosa. Erano contenti».

La catechesi

«All’inizio del suo Vangelo, Luca mostra gli effetti della potenza trasformante della Parola di Dio che giunge non solo tra gli atrii del Tempio, ma anche nella povera abitazione di una giovane, Maria, che, promessa sposa di Giuseppe, vive ancora in famiglia» ha esordito il Papa riprendendo il ciclo di catechesi intitolato “Gesù Cristo nostra speranza”. «Proprio lì l’angelo reca un messaggio dalla forma e dal contenuto del tutto inauditi, tanto che il cuore di Maria ne viene scosso, turbato. Al posto del classico saluto “pace a te”, Gabriele si rivolge alla Vergine con l’invito “rallegrati!”, “gioisci!”, un appello caro alla storia sacra, perché i profeti lo usano quando annunciano la venuta del Messia alla Figlia di Sion. È l’invito alla gioia che Dio rivolge al suo popolo quando finisce l’esilio e il Signore fa sentire la sua presenza viva e operante» ha sottolineato il Papa, ricordando che «Dio chiama Maria con un nome d’amore sconosciuto alla storia biblica: kecharitoméne, che significa “riempita dalla grazia divina”. Questo nome dice che l’amore di Dio ha già da tempo abitato e continua a dimorare nel cuore di Maria». Commentando il brano evangelico il Papa ha colto l’occasione del “Non temere”, che il Signore dice a Maria, per sottolineare che «è la rassicurazione che rivolge a tutti i suoi servi ai quali affida missioni importanti. “Non temere” dice Dio ad Abramo, a Isacco, a Mosè, nella storia. E lo dice anche a noi. “Ma padre, io ho paura, vado dalla strega, mi faccio leggere le mani” - ha aggiunto a braccio il Papa -.Ma per favore! “Non temere” è quello che il Signore dice a noi». Ma davanti a questo annuncio, spiega il Papa nella sua catechesi, c’è anche un ascolto, che si trasforma in disponibilità. È l’atteggiamento che assume Maria in questo contesto. «Questa maternità assolutamente unica scuote Maria sin dalle fondamenta. E da donna intelligente qual è, capace cioè di leggere dentro gli avvenimenti, ella cerca di comprendere, di discernere ciò che le sta capitando». E dopo questa fase di ascolto e di analisi di ciò che ha incredibilmente sentito nell’annuncio dell’arcangelo Gabriele, in lei si accende la fiducia, «si abbandona, obbedisce, fa spazio: è “una camera nuziale fatta da Dio”. Maria accoglie il Verbo nella propria carne e si lancia così nella missione più grande che sia stata mai affidata a una creatura umana. Si mette al servizio, non come una schiava ma come una collaboratrice di Dio Padre, piena di dignità e autorità per amministrare, come farà a Cana, i doni del tesoro divino, perché molti possano attingervi a piene mani». Dunque, esorta il Papa concludendo la sua catechesi, Maria deve diventare per i fedeli un esempio di come «lasciarci aprire l’orecchio dalla divina Parola, ad accoglierla e custodirla, perché trasformi i nostri cuori in tabernacoli della sua presenza, in case ospitali per chi è affaticato e bisognoso di speranza».

I saluti ai gruppi linguistici

Nei saluti finali ai diversi gruppi linguistici, rivolgendosi ai fedeli di lingua italiana il Papa ha ricordato in particolare, le Figlie di Maria Immacolata «che celebrano il loro Capitolo straordinario», incoraggiandole «ad abbandonarsi con fiducia alla volontà di Dio che sempre ci è fedele». «Saluto poi le parrocchie, le associazioni e le scolaresche, specialmente il liceo Einstein di Teramo». Come di consueto il Papa ha riservato il suo ultimo pensiero «ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli. In questi giorni di preghiera per l’unità dei cristiani vi esorto a invocare Dio, Uno e Trino, per la piena comunione di tutti i discepoli di Cristo».

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