lunedì 15 marzo 2021
Dopo l' Angelus, Francesco lancia una nuova richiesta alla comunità internazionale a favore dell'"amata e martoriata Siria", a dieci anni dall'inizio del conflitto, per dare speranza alla "popolazione
Il mondo aiuti con decisione a risolvere la crisi
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Un appello accorato “alle parti in conflitto” in Siria, perché “manifestino segni di buona volontà, così che possa aprirsi uno squarcio di speranza per la popolazione stremata”. Ma anche l’auspicio di "un deciso e rinnovato impegno costruttivo e solidale della comunità internazionale", in modo che "deposte le armi, si possa ricucire il tessuto sociale e avviare la ricostruzione e la ripresa economica".

Questo è l’ultimo intervento di Papa Francesco sul Paese del Medio Oriente, dopo la preghiera dell’Angelus, alla vigilia del decimo anniversario dell’inizio del “sanguinoso conflitto in Siria, che ha causato una delle più gravi catastrofi umanitarie del nostro tempo”. Il Papa ricorda le sofferenze dell’ “amata e martoriata Siria”: «Un numero imprecisato di morti e feriti, milioni di profughi, migliaia di scomparsi, distruzioni, violenze di ogni genere e immani sofferenze per tutta la popolazione, in particolare per i più vulnerabili, come i bambini, le donne e le persone anziane».

E chiede a tutti di pregare il Signore “perché tanta sofferenza, nell’amata e martoriata Siria, non venga dimenticata, e perché la nostra solidarietà ravvivi la speranza”. Lo fa subito con i fedeli in Piazza San Pietro, recitando l’Ave o Maria.

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