Oscar: Italia fuori tra i film, restano in gara due corti di animazione

Escluso dalla prima scrematura che porterà alla cinquina “Familia” di Francesco Costabile. Ancora in corsa tra i cortometraggi due opere “made in Bologna”
December 16, 2025
Oscar: Italia fuori tra i film, restano in gara due corti di animazione
“Éiru” di Giovanna Ferrari
L'Italia fuori dalla shortlist dei 15 migliori film candidati agli Oscar nella categoria Miglior film internazionale: non ce l'ha fatta dunque “Familia” di Francesco Costabile, film scelto per rappresentare il cinema italiano a Los Angeles. Proseguono la corsa per la nomination agli Academy Award “Bele'n” (Argentina), “L'agente segreto” (Brasile), “Un semplice incidente” (Francia, ma con la regia del maestro iraniano Jafar Panahi, perseguitato dal regime), “Sound of Falling” (Germania), “Homebound” (India), “La torta del presidente” (Iraq), “Kokuho” (Giappone), “All That's Left of You” (Giordania), “Sentimental Value” (Norvegia), “Palestine 36” (Palestina), “Other Choice” (Corea del Sud), “Sirat” (Spagna), “Late Shift” (Svizzera, già uscito nelle sale italiane col titolo “L’ultimo turno”, commovente storia di una infermiera e della sua relazione con i pazienti), “Left-Handed Girl” (Taiwan) e “La voce di Hind Rajab” (Tunisia). L'annuncio della cinquina dei film nominati per concorrere al premio come miglior film internazionale è previsto per il 22 gennaio, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 15 marzo.
Sola presenza italiana agli Oscar sarà dunque quella nei cortometraggi di animazione. E parte tutta da Bologna. In corsa restano “Playing God”, nato da un gruppo di amici che hanno disegnato e prodotto 7 minuti di stop-motion sotto i portici della città emiliana, ed “Éiru” di Giovanna Ferrari. Bolognese classe 1979, vive in Irlanda dal 2015, dove lavora come head of story e disegnatrice nel prestigioso studio d'animazione Cartoon Saloon. “Éiru” è la storia di una bambina minuta dai capelli color di fiamma nell'Irlanda celtica, ed è la prima opera di cui Ferrari firma la regia e la sceneggiatura. “Playing God”, opera del regista bolognese Mattia Burani, racconta di uno scultore tormentato che tenta di plasmare nell’argilla una figura umana dalle proporzioni ideali. Quando si accorge di aver fallito, la abbandona. La creatura, nel tentativo disperato di raggiungerlo, si autodistrugge e trova compassione tra le altre opere rinnegate. Gli occhi bagnati di lacrime e i corpi sfigurati di oltre 60 pupazzi in terracotta alti 58 centimetri, dotati di armatura interna, sono stati plasmati da Gheller, fondatrice insieme a Burani dello Studio Croma di Bologna.

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