Vita piena e attraente non insieme di principi
sabato 20 agosto 2022

Caro direttore,
in un momento storico come quello presente nel quale gli uomini sembrano sempre più impegnati a incrementare lo scetticismo verso i propri simili e in cui giovani e meno giovani faticano ad avere uno sguardo di tenerezza verso se stessi, la festa dell’Assunta celebrata all’inizio di questa settimana ci ha ricordato quello che ha recentemente affermato papa Francesco: «La nostra esistenza sulla terra è il tempo dell’iniziazione alla vita: è vita, ma che ti porta avanti a una vita più piena […] che solo in Dio trova il compimento» (Udienza 10 agosto 2022). In una società come la nostra, in cui il valore di ciascuno è sempre più misurato in termini di efficienza, l’Assunzione della Madonna ci ricorda che per quanto si possa ridurre l’uomo alle sue capacità di riuscita, urge in esso, irriducibile, la sete di un compimento che non lo inchiodi alla somma dei suoi soli sforzi e capacità. In ognuno di noi vibra, spesso inconfessata, l’urgenza di qualcosa che intercetti questo livello del nostro bisogno, qualcuno che possa salvare tutto ciò che siamo, il nostro bisogno come le nostre miserie e ferite, liberandoci dalla morsa soffocante delle nostre misure.

L’unica vera possibilità per- ché tutta la nostra vita non insista, in una frustrazione continua, sull’esito dei propri sforzi è imbattersi in una presenza che sia all’altezza di questo bisogno, capace non solo di abbracciare tutta la nostra umanità, ma di salvarla tutta in una valorizzazione infinita. Senza una simile possibilità nelle nostre giornate: «La vita è un’ombra che cammina […]. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore, che non significa niente» (Shakespeare, 'Macbeth', Atto V, scena 5).

Invece, con il mistero dell’Assunzione, come afferma don Giussani, è come se il Signore ci dicesse: «Vedete, io non vi farò perdere niente di quello che vi ho dato, di quello che avete usato, di quello che avete gustato, persino di quello che avete usato male, se voi sarete umili di fronte a me. Beati i poveri di spirito, cioè: se voi riconoscete che tutto è grazia, che tutto è misericordia, perché i vostri criteri sono niente, il mio criterio è tutto» ('Il Santo Rosario', 2003, 39-40).

Per la Madonna l’introdursi di questo «criterio» ha coinciso con l’accoglimento concretissimo nella sua vita della vita di quel suo Figlio, presenza che continuamente la riempiva di stupore e silenzio in tutto ciò che viveva (cf. Lc 2,19). Quanto bisogno abbiamo anche noi di poter intercettare e nelle nostre giornate presenze in cui «abita lo spirito di Cristo» (cf. Rm 8,9), perché si riaccenda in noi, ogni volta, il desiderio di accoglierlo, di essere «tempio di Dio» (1Cor 3,16). In questo modo, la festa dell’Assunta che abbiamo appena celebrato ci ricorda che il Signore non si contenta di 'prendere a prestito' il nostro umano, Egli vuole, piuttosto, farlo suo. È proprio guardando alla Madonna che cogliamo la portata dell’invito ironico di san Bernardo, il quale in uno dei suoi sermoni afferma: «Se sei saggio, cercherai di essere non un canale, ma una conca. Il canale, infatti, quasi contemporaneamente riceve e riversa; la conca, invece, aspetta di essere piena e così comunica della sua sovrabbondanza […]».

Oggi, come già riconosceva il santo, sono tanti quelli che hanno il problema di essere 'canali': che vogliono «comunicare prima ancora di aver ricevuto, pronti più a parlare che ad ascoltare, disposti a insegnare quello che non hanno imparato, impazienti di dirigere gli altri» ('Sermoni sul Cantico dei Cantici', 18,3). Che grazia, invece, poter guardare oggi a Maria come alla Madre di tutti coloro che non si accontentano di essere 'canali' di princìpi e che mettendo in gioco, piuttosto, le loro persone intercettano e accolgono, come 'conche', la grazia della presenza di Cristo, comunicandola a tutti per quella sovrabbondanza così attrattiva di «vita più piena», in cui tutta la nostra umanità viene esaltata e salvata.

Sacerdote e teologo, Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

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