domenica 30 dicembre 2012
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Gentile direttore,
venerdì 28 dicembre Massimo Teodori, conduttore di “Prima Pagina” su Radio 3, concludeva la trasmissione lamentandosi dell’Imu di oltre 89mila euro che la fondazione oncologica infantile “Città della Speranza” di Padova deve pagare. Egli affermava che questa è una vergogna, mentre invece «le attività commerciali della Chiesa non pagano l’Imu». Ancora una volta, purtroppo, ascoltiamo (o vediamo o leggiamo) un opinionista che richiede l’esenzione da questa tassa per le attività non profit di tutti tranne per quelle delle realtà cristiane, mentre sulle attività commerciali (che hanno sempre pagato) propala menzogne, sapendo di mentire. Pace e bene! Paz e Bem!
don Cristiano Marsotto, Vighizzolo d’Este (Pd)
 
Il caso della “Città della Speranza” di Padova è una vicenda esemplare che per l’ennesima volta, se si ha l’onestà minima di guardare i fatti per quel che sono, dimostra quello che “Avvenire” ha infinite volte cercato di spiegare a politici distratti o in malafede nonché a giornalisti, opinionisti e concittadini disinformati. La “guerra” condotta per anni da esponenti o simpatizzanti del Partito radicale e, purtroppo, condivisa da alcuni parlamentari e amministratori di destra e da diversi parlamentari e amministratori di sinistra contro asseriti «privilegi» della Chiesa cattolica è stata, in realtà, un’offensiva martellante, deformante e deleteria contro tutto il mondo del non profit italiano. La fondazione oncologica padovana (ente benemerito e senza fini di lucro come tanti altri promossi dai più diversi soggetti, ecclesiali e no) sa chi deve ringraziare per gli oltre 89mila euro di Imu che è stata costretta a pagare per il fatto di svolgere la propria attività anche con modalità definibili “commerciali”. E i primi nella lista dei tifosi della tassazione della solidarietà sono, appunto, i radicali e i loro fiancheggiatori mediatici. Massimo Teodori, intellettuale approdato tra i commentatori del “Corriere della Sera”, è uno di questi ultimi. Il fatto che Teodori continui, caro don Cristiano, a dire cose false sulle «attività commerciali» della Chiesa (che, ieri come oggi, sono tenute a pagare le tasse) va tutto a suo disdoro (uno studioso serio non può parlare per sentito dire e per pregiudizio), tranne per la percentuale – lo dico sapendo quanto pesi, in questo senso, fare il direttore – che spetta ai responsabili delle trasmissioni e delle testate attraverso le quali un opinionista “si affaccia” e che avrebbero il compito di non acconsentire a una palese disinformazione. Le opinioni sono tutte rispettabili, ma i fatti non possono essere mai distorti, né per malizia né per ignoranza. Condivido, perciò, totalmente la sua amarezza.
Al limitare di questo 2012, una speranza – la più piccola tra quelle che nutro – è che il prossimo anno ci liberi anche da simili polemiche insensate e maligne, che prescindono dalla realtà e finiscono per penalizzare le opere buone, da chiunque fatte. A lei, gentile don Cristiano, e a tutti gli amici lettori con le loro famiglie e comunità, in Italia e in tutto il mondo, auguro un 2013 ricco di slancio, di generosità, di bellezza e di pace.
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