venerdì 4 marzo 2016
Un sabato sera molto speciale Accolti come amici da chi è accolto
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L'invito a cena era arrivato da tanto tempo. Non si riusciva a combinare per colpa mia: non trovavo un sabato sera libero da dedicare ad amici vecchi e nuovi. Qualche sera fa, in compagnia di Giuseppe (Pippo) Torroni e della moglie Gigliola, coppia di imprenditori romagnoli amici e sostenitori dell’opera fondata da don Oreste Benzi, ho trascorso un sabato che uno non si aspetta. Sotto la splendida rocca di San Leo, nel Montefeltro, tra Rimini e San Marino, lungo il fiume Marecchia, in località Maiolo si trova una grande casa (è di proprietà dei coniugi Torroni, data in comodato gratuito) immersa nella campagna. Fino a qualche anno fa c’era una fiorente azienda agricola. Ora, in mezzo ai capannoni in disuso, rimane solo una comunità di recupero gestita dall’associazione Papa Giovanni XXIII. Con i Torroni c’è anche mia moglie Lorenza. Ho esteso l’invito a una coppia di nostri nuovi amici, Stefano e Simonetta, quasi del tutto ignari di ciò che li attende. Ci accoglie sorridente Giuseppe, un 18enne da 11 anni senza più casa, ma ugualmente desideroso di farsi notare da tutti, come capita a tutti gli adolescenti. Si capisce subito il clima che si respira. Mirko e Massimiliano ci illustrano il loro impegnativo lavoro di prima accoglienza.  A tavola ci pensano gli ospiti a farci capire meglio. È presente un’umanità molto variegata: si va dall’alcolista all’ex tossico, dal carcerato al profugo. È quasi una casafamiglia. Un dato è certo: ci si sente accolti. Ci si trova bene. È una sorta di invocazione di nomi e di volti, ciascuno con la sua storia e il suo carico di sofferenza. Fino a Francesco, 35 anni, di Crema. È un fiume in piena. Mi si avvicina, quasi fosse in confessionale. Ascolto e scrivo. Prendo appunti. Cerco di mettermi cuore a cuore. «I miei genitori hanno insistito perché venissi in questa struttura - mi sussurra -. Ho tentato il suicidio quattro volte. Ho iniziato quasi per caso con la cocaina. Prima sono passato dalle sigarette, poi sono arrivato agli spinelli, per scherzo, con i colleghi di lavoro. Dopo 20 anni di sostanze, per fortuna ora qua ho ritrovato me stesso. Mi sento rinato». Fuori la serata è tersa come non mai. Il profilo dei monti quasi si tocca. Prima di salire in auto salutiamo e ci abbracciamo. Non abbiamo molte parole. Custodiamo tutto come un tesoro. Il dono di un sabato sera davvero speciale.
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