Un lettore in Cielo con la sua sposa e la quotidiana eredità alla figlia
venerdì 9 aprile 2021

Caro direttore,
non posso non scriverle queste parole: papà Paolo lo avrebbe fatto, come tutte le volte in cui ha sentito l’esigenza di sottolineare qualcosa che avvertiva particolarmente urgente (ultima la sua lettera sull’uso della parola “coprifuoco” pubblicata su “Avvenire” del 4 dicembre 2020). Ora sono qui a comunicarle che ha perso un grande e affezionato lettore, ma non un abbonamento, perché tra le consegne che papà mi ha lasciato c’è anche il rinnovo. Se ne è andato martedì, a poche ora dalla sua amata sposa, mamma Margherita. Sessant’anni di fedeltà, di amore, di dedizione non potevano non concludersi con il Passaggio... insieme. Sono stati travolti dalla tragedia che sta sferzando l’umanità in questi tempi. Il 21 marzo sono risultati, durante un controllo casuale, positivi al Covid: per mamma, già debilitata, la situazione da subito si è rivelata grave e si è spenta lentamente, papà dopo alcuni giorni di sintomi lievi ha avuto un rapido, inesorabile peggioramento. Non posso non spendere una parola per sottolineare la professionalità, l’umanità e la dedizione che ha caratterizzato tutte le sfumature del breve periodo di degenza nella struttura ospedaliera “Ferrero” di Verduno, nel Cuneese: medici, infermieri, oss, cappellani e uno straordinario e non comune servizio prestato da un gruppo di assistenti sociali, cui va un grazie sincero, sentito per l’accompagnamento in questi giorni dolorosi di sospensione. Io ho avuto occasioni, poche, ma fondamentali, per stare vicino a mamma e papà. Hanno ascoltato il nostro desiderio che, esauriti i tentativi di salvare papà, potesse raggiungere la sua sposa, nella stessa stanza. Mamma era assopita, ma ha sentito il marito al suo fianco ed è andata, tranquilla. Io ho potuto accompagnare papà... lasciarlo andare a raggiungere la mamma. Sono momenti che valgono una vita. E tutto in questo tragico, lungo periodo. Grazie direttore per accompagnarci sempre.

Beatrice Cerrino

Ricordo bene quella bella lettera di suo papà Paolo e la risposta che mi spinse a dare a proposito della parola “coprifuoco”, facendola – per così dire – sprigionare anche dalla mia memoria di figlio di Assisi. Oggi dico grazie a lei, cara amica, per averci messo a parte di momenti laceranti e intensi che davvero «valgono una vita». Ho vissuto anch'io, ormai qualche anno fa, l’esperienza straziante eppure singolarmente luminosa del congedo terreno da mia madre e mio padre, morti a pochi giorni di distanza l’una dal-l’altro, al termine di una vita attraversata insieme, fianco a fianco. E so come questo distacco totale – e al quale, comunque avvenga, siamo sempre impreparati – ci segni e ci interroghi, e quanto ci affratelli con coloro che in qualunque modo sanno starci accanto. Sono certo che tanti le sono vicini ora, anche nella comunità dei lettori di “Avvenire”. Così come sono sicuro che le sue parole han dato voce ai sentimenti e alla fede di molti altri che hanno provato un simile smisurato dolore, ma non hanno condensato i loro pensieri e la loro preghiera in una lettera. Grazie ancora, pure per questo. Mi commuove, che lei abbia intitolato la sua mail al nostro nuovo «lettore in Cielo». E mi commuove altrettanto, e m’inorgoglisce, che suo padre le abbia lasciato moralmente “in eredità” il nostro giornale. L’ha preparata ad avere Avvenire, e questo – se possibile – accresce il senso di responsabilità che sento, per la mia parte, nel farlo e nel custodirlo

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