Spezzare l'assedio ai poveri di vecchi e nuovi usurai
martedì 19 ottobre 2021

Il prestito a usura è maledetto e mafioso. Annulla la dignità, la libertà e cancella il futuro. L’usura ha cambiato volto in fretta in questi mesi e sta crescendo dallo scoppio della pandemia sociale diventando appannaggio di chi dispone di un quantitativo enorme di liquidità 'nera' da immettere su un mercato del credito in rapida espansione per ripulirla con operazioni di riciclaggio. Altro che usuraio 'di prossimità', dunque, oggi il prestito illegale è gestito quasi interamente da mafie, speculatori ed evasori fiscali. Da questo mondo oscuro e potente, stando all’allarme che da oltre un anno stanno lanciando le istituzioni nazionali preposte alla vigilanza dell’ordine pubblico e del sistema economico e finanziario, è partito un assalto sottotraccia al patrimonio immobiliare non solo di imprenditori, esercenti e artigiani, ma anche delle famiglie italiane sovraindebitate.

Il sociologo Maurizio Fiasco valuta che sei milioni di nuclei sono ormai a rischio di esclusione sociale per sovraindebitamento. Secondo l’ultimo rapporto sulla povertà di Caritas italiana presentato sabato 16 ottobre, tra i nuovi poveri ci sono anche madri sole e famiglie giovani. L’attacco è confermato dalle denunce della Commissione Antimafia di infiltrazioni nel sistema delle aste giudiziarie che svendono gli immobili a prezzo vile e riguarda una quota consistente del futuro del nostro Paese. Per questo stanno da tempo pensando a nuovi strumenti per contrastare l’usura del ventunesimo secolo le 33 Fondazioni Antiusura, un vero e proprio ospedale da campo della società strozzata dai debiti e schiava dei 'cravattari'. Da 25 anni esse operano riunite nella Consulta nazionale che porta il nome di Giovanni Paolo II e che, grazie all’indimenticabile padre Massimo Rastrelli, ottenne una grande vittoria politica riuscendo a fare approvare la legge 108 del 1996 pressoché all’unanimità.

Quelle norme oggi mostrano i segni del tempo, sono inadatte a ostacolare i nuovi carnefici e a soccorrere le vittime a causa anche delle lungaggini burocratiche e processuali che lasciano sole le vittime, con tempistiche infinite dal momento della denuncia a quello dell’arrivo dei fondi statali. Per questa sfiducia nel sistema giudiziario e per il rischio concreto di ritorsioni del mafioso denunciato per usura, le denunce sono sempre state esigue rispetto al fenomeno, nonostante un aumento del 16% nel 2021 rispetto al 2020. Si tratta della minima punta di un iceberg destinato a rivelarsi enorme con la fine dei sussidi e, in queste stesse settimane, con l’arrivo del trimestre 'nero' autunnale in cui il rischio debito si aggrava per le scadenze fiscali che spesso spingono molte piccole aziende in difficoltà a contattare le organizzazioni criminali per acquisire liquidità. Sono quindi necessari nuovi percorsi e alleanze. Da tempo insieme all’Università Cattolica, coordinato dal prorettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi, sta operando un tavolo che ha riunito oltre alla Consulta, accademici, magistrati e associazioni per riflettere sul debito privato.

Da qui sono venute le proposte di emendamenti agli articoli 14 e 15 della legge 108. La prima riguarda l’ampliamento alle famiglie che non esercitano un’attività economica, inserendole tra i destinatari – con procedure più snelle – del Fondo di solidarietà per le vittime e in quello per la prevenzione come soggetti vulnerabili dal punto di vista finanziario e a rischio di cadere nella rete degli usurai. La seconda l’introduzione di correttivi alla disciplina del Fondo per la prevenzione. La terza, l’istituzione di tutor che accompagnino le famiglie nell’uso corretto dei fondi. Inoltre va segnalata la richiesta, ospitata giusto un anno fa sulle colonne di 'Avvenire' in un articolo di padre Alex Zanotelli e di Pasquale Riccio di mutuare dalla legge sulla violenza domestica il 'codice rosso' per le vittime di usura con relativa task force che accerti la veridicità della denuncia facendo scattare in caso affermativo la protezione. Le false denunce sono infatti l’ennesimo strumento mafioso per mettere le mani anche su questi fondi. Secondo la Corte dei Conti lo Stato ha perso almeno 15 milioni in questo modo e su altri 18 il giudizio è pendente. Le proposte sono state rilanciate lo scorso fine settimana a Napoli nell’ambito dell’assemblea della Consulta Nazionale Antiusura guidata da un anno da Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, per il quale «l’usura è la conseguenza di un sistema malato che pone al centro il profitto e ai margini le persone indebitate, i non bancabili, i poveri e i fragili». Il Papa la chiama «economia dello scarto», e per contrastarla occorre che la coraggiosa battaglia antiusura della società civile come 25 anni fa venga sostenuta all’unanimità dai partiti.

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