giovedì 22 maggio 2014
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​Se decide di collaborare con la giustizia anche un boss del calibro di Antonio Iovine 'o ninno, vuol dire davvero che questa terra sta cambiando, sempre meno "Gomorra" e sempre più "Terra di don Peppe Diana". Qui la camorra sta perdendo, e con essa quella parte collusa della politica e dell'impresa, e stanno vincendo forze dell'ordine e magistratura ma anche i veri casalesi, quelli ai quali il clan ha espropriato il nome.  Stanno vincendo le associazioni e le cooperative che lavorano sui beni confiscati (anche a Iovine), con progetti per giovani e persone svantaggiate e emarginate. Stanno vincendo gli imprenditori che hanno detto no e dicono no non solo al pizzo ma anche agli affari sporchi coi clan. Come Antonio e Nicola Diana il cui papà Mario venne ucciso da 'o ninno nel 1985, proprio perchè aveva detto no, perchè "era una persona per bene" come disse in un'intercettazione ambientale una familiare di Iovine. O come gli imprenditori dell'associazione antiracket di Castel Volturno che porta il nome di Mimmo Noviello, piccolo imprenditore ucciso nel 2008 anche lui per essersi opposto alla camorra, per non aver accettato un'economia legata al clan. Lo scorso 16 maggio l'associazione ha inaugurato la propria sede in una villa anche questa confiscata ai clan. Ma altri imprenditori, purtroppo, hanno accettato, non tanto di pagare quanto di essere parte di un sistema economico illegale, appalti e tangenti, rifiuti e azzardo. Di questo dovrà parlare Iovine, considerato con l'altro boss Michele Zagaria, la mente imprenditoriale del clan più imprenditoriale dei clan mafiosi italiani. Affari sul territorio campano e anche fuori. Come nel gioco d'azzardo, quello legale, nel quale Iovine era riuscito ad entrare fino a Roma e oltre, investendo soldi sporchi grazie a prestanome e imprenditori compiacenti. Chi lo ha aiutato? Sarà molto interessante e importante ascoltare quello che dirà. E siamo certi che pm esperti e sensibili come Ardituro e Sirignano, che stanno raccogliendo la sua testimonianza, glielo chiederanno. Così come chiederanno gli inquietanti rapporti con la politica, locale e non solo, che ha parmesso e coperto affari e disastri. Scambi di favori, soldi e voti, protezioni e alleanze. Tema delicatissimo. Ancor più in questi giorni. Domenica tornano al voto dopo più di due anni di commissariamento per infiltrazione camorrista i paesi di Casapesenna e Casal di Principe, per decenni feudo e dominio del clan. A Casal di Principe, dove Iovine venne arrestato dopo 15 anni di latitanza, si candida nuovamente Renato Natale, amico di don Peppe Diana, sindaco quando il parroco venne ucciso, anche lui bersaglio designato del clan di Iovine, solo per un caso scampato al piombo dei killer. Medico degli immigrati, impegnato col Comitato don Peppe Diana, guida una lista civica trasversale, con esponenti di centrosinistra e centrodestra, molti giovani, volontari, facce nuove, pulite e impegnate. Se sicuramente oggi c'è chi teme la collaborazione di Iovine c'è anche chi non ha aspettato le sue rivelazioni ma ha scelto di "non tacere" come invitava a fare don Diana. Si è rimboccato le maniche, si è sporcato le mani, ha cambiato la sua terra. La storia con la collaborazione di Iovine gli sta dando ragione. Il cammino è ancora lungo ma la salita si fa sempre più dolce e dietro la curva si intravvede il sole. "Il tempo sta cambiando, è davvero primavera" commenta Antonio Diana. "Sono sicuro che papà sorride".
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