giovedì 6 gennaio 2011
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Che il filmetto "La banda dei Babbi Natale" di Aldo, Giovanni e Giacomo abbia superato nell’incasso il cinepanettone "Natale in Sudafrica" con Christian De Sica ha una sua positiva importanza: è buona cosa che un film pulito, garbato, onesto piaccia al pubblico, ed è altrettanto buona cosa che i film volgarucci che sfruttano il Natale per rastrellare dalle tasche degli spettatori un po’ di soldi, comincino a piacere meno.Il sorpasso è lievissimo, poche migliaia di euro, ma è generale, sia riferito a tutto il periodo di programmazione, sia riferito al periodo clou, da Natale a ieri. È probabile che oggi, Epifania, la tendenza s’accentui. Se questo succede, c’è da sperare per un’evoluzione positiva del nostro cinema di consumo. Ripeto la parola: consumo. Queste non sono opere, sono prodotti. E un best-seller del cinema ha le stesse caratteristiche di un best-seller della letteratura: asseconda il gusto dominante, non dura sui tempi lunghi, ma si vende bene sui tempi corti. Chi fa questi prodotti, appena ne ha fatto uno ha subito bisogno di farne un altro, perché ogni prodotto scade rapidamente, lasciando indegni di memoria regista e attori.Questo spiega perché i cinepanettoni ritornino identici e noiosi ad ogni Natale, perché inventino così poco, anzi nulla, e perché cerchino di richiamare il pubblico più basso, più sprovveduto, usando un linguaggio (che per il cinema vuol dire anche immagini) non di rado volgare. La critica cinematografica dà i voti da 1 a 10, e il film con De Sica, nel maggior quotidiano nazionale, è stato votato 2, e sul voto credo abbia pesato non poco proprio il linguaggio. Christian De Sica è figlio del grande Vittorio, e gli somiglia non poco, fisicamente. A me fa tristezza vedere il volto del figlio, che ricorda così bene il volto del padre, fare quei sorrisi, quegli ammicchi, quelle strizzatine d’occhio, per sottolineare le battute salaci. Anni fa circolò un film con Isabella Rossellini, in cui Isabella, così somigliante alla madre, si spogliava abbondantemente, e qualche critico scrisse: «Come osa? Quando vediamo lei, in lei noi vediamo sua madre, e noi sua madre non vorremmo mai vederla così, la figlia profana la madre». Se mi è permesso, vorrei usare lo stesso lamento verso De Sica figlio. Le sue battute disturbano in me il ricordo del grande padre. Tanto più che Christian è un attore sensibile, versatile, comunicativo. Buttandosi sul facile, si svaluta. Di fronte al 2 di "Natale in Sudafrica", "La banda dei Babbi Natale" ottiene un 6 e ½. Col 2 classifichi un prodotto deteriore, pre-confezionato, col 6 e ½ un’operetta minore, ma non priva di una sua blanda dignità. I film pre-confezionati sono impiantati secondo una scaletta che misura le componenti: quanto sesso? Quante parolacce? Quanta suspense? Quante barzellette? Finora era una ricetta infallibile per i cinepanettoni: ha creato un filone, inesportabile all’estero (per nostra fortuna), ma redditizio in patria. Intendiamoci: il cinepanettone con De Sica superava ieri i 17 milioni di euro d’incasso, che è una cifra rispettabile. Tutt’altro che un fallimento. Ma "La banda dei Babbi Natale" l’ha scavalcato, dimostrando che la volgarità non è indispensabile alla comicità. Perché è squallida.
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