Se davanti al Duomo torna l'eco primitiva
domenica 9 gennaio 2022

Davanti al Duomo di Milano quel branco di adolescenti addosso a due ragazzine, le mani protese a toccarle, a palparle, a offenderle. Piangevano e gridavano aiuto le due, ma, per lunghe decine di secondi, nessuno. All’una e mezza della notte di Capodanno, in una piazza piena di gente. Le denunce sono per ora cinque, ancora non si sa se per violenze e rapine, o anche per stupro. In ogni caso, aggressioni sessuali di gruppo nel cuore di Milano ci sono state. Adolescenti prese di mira da una o più bande di coetanei. «Non parlavano italiano né inglese – hanno denunciato due ragazze tedesche –, parlavano arabo».

Sgradevole questione, peraltro nota a Milano e non solo: le baby gang delle periferie sono composte per lo più da figli di immigrati, magrebini, egiziani, o anche, secondo i quartieri, da ragazzi di origine sudamericana, o filippina. Spesso le bande si qualificano con il codice postale del quartiere, o il suo nome: Corvetto, Barona. Su Instagram e YouTube ne vedi i video: sullo sfondo di scrostati stabili popolari ballano a ritmo di rap, esibiscono vistosi tatuaggi, contano avidamente mazzette di biglietti da 50 euro, come se questo fosse l’unico loro sogno. Ma hanno, indiscutibilmente, quindici o sedici anni. Nati qui, cresciuti soli davanti ai videogiochi aspettando i genitori dal lavoro, passati per scuole dove hanno imparato un po’ di italiano, e poco altro. Non sono tutti di 'seconda generazione', ma non sono pochi. Aggregati in bande per non sentirsi dei nulla, legati ai compagni come ai fratelli che non hanno avuto. E le donne, sono ancora per loro quelle dei mondi da cui provengono.

Madri sottomesse che si dannano per arrivare a fine mese, oppure oggetti da guardare, da seguire, da toccare se appena ce n’è l’occasione, in una stazione deserta del metro. Che però sia accaduto davanti al Duomo, a pochi passi dalla Polizia, apertamente, smarrisce. E c’è come stato un attimo di ritardo nella reazione pubblica. Del branco del Duomo si è cominciato a parlare sui media dopo giorni, solo grazie ai video sui social. Come se Milano non si fosse accorta di quella notte, come se, al momento, non si fosse percepita, o fosse sembrata una ragazzata. O quasi si fosse in imbarazzo, perché in effetti nelle baby gang militano per lo più figli di stranieri: e dirlo non piace, si passa per xenofobi. Hanno sedici anni. Dieci anni fa erano bambini. Qualche domanda sui servizi sociali, sui luoghi formativi per cui sono passati, forse Milano dovrebbe farsela. Se non altro ora che è chiaro che questi branchi si scontrano con ragazze abituate a essere libere, ad andare dove vogliono, senza paura.

Alla fine, crudamente, uomini contro donne. E non sono casi solitari, come le cronache purtroppo raccontano e l’opinione pubblica a intermittenza riscopre. Nel guardare ancora quel video, uno strano malessere. In quella piazza passarono, tra un’immensa folla muta, le bare delle vittime della strage di Piazza Fontana. (E prima ancora, in anni ormai dimenticati, le piccole bare degli scolari morti nei bombardamenti di Gorla). In quella piazza, folle tumultuose assistettero ai comizi degli anni Settanta, e oceani di tute blu reclamarono i loro diritti. E donne poi, insieme, tante, decise – come davvero fosse cambiato il mondo. In questa stessa piazza, due ragazzine incalzate come prede gridano e piangono, prima che – con diversi secondi di ritardo – qualcuno le aiuti. E chi ha figlie ha un tonfo al cuore: come non fosse cambiato niente. 'Piccola' avvilente cronaca, nel primo inizio del 2022.

Che la storia possa tornare indietro, che una decadenza si possa allargare, nella Milano orgogliosa di City Life? Possibile, se ci si dimentica che il primo dei lavori è educare. Le periferie di oggi sono piene di bambini uguali ai piccoli che erano quelli del branco del Duomo – appena pochi anni fa. Non si può lasciarli soli con ciò che resta di vecchi quartieri e di vecchie visioni, soli e sui social 24 ore su 24. O diventeranno davvero 'stranieri', estranei alla civiltà per noi scontata. O, in un salto indietro del tempo, guarderanno le donne come predatori: nel Terzo millennio, un’eco primitiva davanti al Duomo.

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