mercoledì 1 maggio 2013
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È un Primo Maggio amaro per tante famiglie italiane esauste, che devono fare i conti, ogni giorno, con una crisi di cui non si intravede ancora, purtroppo, l’uscita. Ma è anche una giornata di lotta e di speranza. Abbiamo apprezzato il discorso fiducioso del nuovo presidente del Consiglio, Letta: il paese ha bisogno di maggiore coesione sociale e della collaborazione di tutti, superando le sterili contrapposizioni politiche dell’ultimo ventennio. Di fronte alla drammaticità della crisi occupazionale, occorre oggi aprire il confronto per un vero Patto per la crescita, in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti: governo centrale, regioni, imprese, sindacati, banche. Uniti si vince, divisi si perde. Questo sarà il messaggio pacifico ma forte che oggi il sindacato lancerà dalla città simbolo di Perugia e da tante altre piazze italiane. Il lavoro è ciò che unisce. Il lavoro tiene assieme la storie di diverse generazioni , accomuna le diverse aree del paese, e introduce la causa solidale al di là del colore della pelle delle persone, della loro religione, della loro cultura. Ecco perché il primo provvedimento che il nuovo Governo Letta dovrà assumere è rifinanziare la cassa integrazione in deroga e dare garanzie anche a migliaia di esodati senza salario e senza pensione. Bisogna dare anche risposte concrete ai tanti precari della pubblica amministrazione e della scuola che rischiano di rimanere a casa. Per questo abbiamo protestato davanti al Parlamento nei giorni scorsi e protesteremo ancora nelle prossime settimane, in tutte le regioni italiane. Ma non chiediamo solo assistenza. Vogliamo una svolta nella politica economica, un vero e proprio new deal che possa far crescere i salari, le pensioni ed i consumi delle famiglie. Non ci sono scorciatoie: occorre ridurre le tasse ai lavoratori, ai pensionati, ma anche alle imprese che investiranno ed assumeranno i disoccupati. È importante che lo abbia riconosciuto anche il presidente Letta, perché questa rimane la strada per dare ossigeno all’economia italiana. La riduzione delle tasse è una misura che si auto-finanzia perché ci saranno nuove entrate fiscali con la ripresa dei consumi e della spesa delle famiglie. Se invece si lasciano le cose come stanno, avremo un aumento ulteriore delle povertà e delle disuguaglianze sociali. In tal senso, è giusto eliminare una imposta odiosa come l’Imu, ma a chi ha una sola casa. Dall’altro lato, occorre colpire penalmente l’evasione fiscale e premiare invece con maggiori sgravi chi assumerà i giovani precari e soprattutto le donne. La nuova occupazione verrà solo da una buona economia e dalla capacità di favorire lo sviluppo. È fondamentale sbloccare con un decreto tutti quei progetti di opere pubbliche fermi da anni per i veti incrociati degli enti locali, delle lobbies e financo della magistratura. Parliamo di energia pulita, trasporti, strade, inceneritori, opere di bonifica del territorio. Anche le regioni e gli enti locali possono fare di più per aiutare le aziende in crisi, dimezzando le tasse locali e i costi dell’energia, facendo funzionare meglio i servizi.Invece è tutto fermo. Immobile. Il paese ha bisogno di una 'frustata', di ridurre i livelli amministrativi ed istituzionali e con essi gli sprechi di una spesa pubblica improduttiva. Non ci sono un prima e un dopo. Lavoro, tasse più basse e riforme istituzionali devono arrivare insieme. Raccoglieremo migliaia di firme per obbligare il Parlamento a rivedere il Titolo Quinto della Costituzione. Questo impegno ci aspettiamo dal Governo Letta e da tutte le forze politiche. Ora aspettiamo i fatti. Ci vuole una politica industriale orientata finalmente dallo Stato alla innovazione tecnologica e di prodotto, alla green economy, alla ricerca, alle nuove infrastrutture, alle reti digitali. Il sindacato, per quanto ci riguarda, sa cosa deve fare per assumersi le sue responsabilità. Abbiamo raggiunto proprio ieri un accordo storico sulle regole della rappresentanza in tutti i posti di lavoro. Siamo pronti a negoziare con le imprese nuove intese sulla produttività per aumentare i salari grazie alla forte detassazione. Ma non abbasseremo la guardia. Ecco perché oggi da Perugia e da tutte le città italiane, in occasione di questo Primo Maggio, rivolgiamo il nostro appello alla classe dirigente italiana affinché trovi la forza per imprimere quella svolta profonda nella direzione generale dell’economia che da tempo reclamano le forze sociali e l’interesse generale del Paese.
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