martedì 4 dicembre 2012
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Troppo. Sorseggiando il caffè, nel dopo pranzo di domenica, la consapevolezza si fa piena. La conduttrice del Tg3 riprende la parola dopo cinque minuti di servizi a tema fisso e precisa che è stata annullata la partita di calcetto pomeridiana organizzata da Matteo Renzi per scaricare la tensione. Il dubbio covava da giorni, crescente, inespresso. Ma il calcetto era davvero troppo, dopo settimane di psicodrammi su regole e regolamenti, manifesti ambigui e mail birichine, dibattiti, confronti simil-americani, dichiarazioni, commenti. Eppure, siamo andati a controllare, tutte le agenzie di stampa avevano in quei minuti marcato il loro notiziario con quel flash sottolineato dai tre asterischi normalmente riservati alle notizie con assoluta priorità.Ma di che stiamo parlando? Di una sbornia mediatica, di 'una bellissima avventura', di un’astuta operazione di marketing partitico, di una svolta senza ritorno nel costume politico nazionale? Di tutto un po’, forse. Abbiamo saputo i numeri, votanti e ri-votanti, preferenze al primo e secondo turno, exit poll, i pareri, visto giornali e tg traboccanti. Un’organizzazione imponente, un’informazione ridondante. Sono mancati solo i collegamenti con il Viminale per i dati ufficiali… Già, era pur sempre una consultazione interna a un singolo schieramento, in ultima analisi un 'affare privato'. Si trattava di scegliere un candidato, colui che una delle formazioni in campo (certo non l’ultima, ma non l’unica) proporrà agli elettori per guidare il governo prossimo venturo. Di una competizione che nulla ha di istituzionale e che niente imponeva di svolgere. Dunque una non-notizia?Oltre tre milioni di votanti due domeniche fa, due milioni e seicentomila per il ballottaggio dell’altro giorno impongono comunque qualche riflessione. Non sappiamo, al momento, se gli altri schieramenti in campo tenteranno la stessa strada per designare i propri candidati premier, e neppure, nel caso, quale potrà essere la partecipazione. Un segnale tuttavia già ora si può e si deve cogliere, ed è in controtendenza. L’affluenza in calo in tutte le più recenti consultazioni elettorali ufficiali segna da tempo la disaffezione dei cittadini nei confronti di una politica (meglio dire una classe politica) avvertita come distante, indifferente ai problemi veri della gente, dell’economia reale, domestica, quotidiana. Dedita più agli intrallazzi che al bene comune, generosamente attenta soprattutto alla tutela dei propri privilegi. E la lunga ­parentesi del governo tecnico accettata come male minore in attesa di un bene maggiore che ancora fatica a delinearsi all’orizzonte, sopportata con crescente fastidio per la mano pesante sulle magre fortune dei cittadini.Sentir dibattere di problemi concreti. Partecipare, scegliere: ecco la scintilla. Una novità antica, da tempo sollecitata anche da chi chiede almeno di poter indicare nomi e preferenze sulle schede elettorali. Il sistema dell’informazione è entrato in fibrillazione, tra­sformando un evento di partito nel confronto elettorale del momento, decisivo per le sorti del Paese, forse ingolosita dal sale di una notizia politica dopo mesi di resoconti dal sapore amaro sulla crisi economica, e dopo anni di dolcia­stri, nauseanti reportage di gossip, tra vizi privati e pubbli­che virtù. Troppo, dicevamo all’inizio. Paginate intere in a­pertura di tutti i quotidiani, decine di minuti, senza scam­po, in ogni telegiornale. Interventi ovunque, i "fantastici 5" via satellite, il segretario in carica affacciato dal Tg1 serale (e i minutaggi di recupero per gli altri), il faccia a faccia in pri­ma serata sempre sulla rete ammiraglia. Il tutto, va detto a prescindere dallo schieramento, senza alcuna limitazione, al di fuori di quelle regole di par condicio che talvolta inges­sano i confronti elettorali istituzionali. Insomma, un’ubria­catura informativa generale che doveva essere meglio cali­brata.Tutto sommato anche una grande operazione di marketing politico, preventivo, unidirezionale e a buon mercato, grazie anche agli sbiaditi competitori. Se il segnale della partecipazione è da cogliere, da una sponda e dalle altre, il rischio è che si vada verso la costru­zione di 'eventi' ad hoc , per regalarsi e regalarci un po’ di visibilità al di fuori di rigide regolamentazioni. Ma adesso nessuno si pensi assolto, ci pensi sazi e tenti di negare a tut­ti noi, cittadini ed elettori, una decente riforma della legge elettorale "vera". Illudere, per apparire, chi chiede di parte­cipare. Sarebbe il tradimento peggiore.
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