sabato 12 gennaio 2019
Una riflessione dopo l'incendio nella parrocchia di Rovereto dov'era stato allestito un presepe con un soggetto dichiaratamente "pro life" e la provocatoria scritta lasciata dagli ignoti attentatori.
Una mamma accolta in un centro di prima accoglienza per migranti con il suo bambino

Una mamma accolta in un centro di prima accoglienza per migranti con il suo bambino - ANSA

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«I veri martiri stanno in mare». La scritta sul muro della chiesa di San Rocco a Rovereto, nel Trentino, ci costringe a ricordare i fratelli e le sorelle che rischiano la vita nel Mediterraneo attratti dalla libertà. Con lo sguardo basso per la vergogna siamo disposti a sottoscrivere la denuncia, ma con qualche ritocco. Purtroppo gli autori della scritta hanno poi dato fuoco alla porta della stessa chiesa. E noi ci chiediamo come sia possibile che chi ha a cuore la sorte dei migranti si renda colpevole di un atto così odioso e deplorevole. Semplice vandalismo? No, qualcosa di molto più grave. Visione parziale del bene, errori di valutazioni, ideologizzazione. Come accade spesso, si difende e si promuove un valore e se ne affossa bellamente un altro. Una sorta di guerra tra poveri. Per noi sarebbe stato meglio scrivere: «I veri martiri stanno anche in mare». Lo sguardo misericordioso della chiesa, dei cristiani, delle persone di buona volontà, infatti, non si ferma mai davanti a un solo dramma, ma spazia sulla complessità della sofferenza umana.
Papa Francesco ogni giorno ci invita a volgere lo sguardo su ogni tipo di povertà che affligge gli uomini. Tutte, nessuna esclusa. Dove c'è un povero c'è Cristo. Ogni povero è mio fratello. Troppo facile appiccare il fuoco a una chiesa e poi darsela a gambe; troppo facile tentare di intimorire chi lotta per il bene con le sole armi della ragione, della fede, della speranza, della fiducia negli esseri umani. Ma perché i "coraggiosi" incendiari di Rovereto hanno scelto proprio quella chiesa per ribadire una verità che la Chiesa da sempre va gridando?
Il fatto è che in quella chiesa, per Natale, era stato allestito un presepe che inneggiava alla vita nascente, quindi richiamava l'attenzione sulla pratica dell'aborto. Parlare di aborto, per tanti, rimane un tabù. Un tabù che deve essere messo a tacere una volta per sempre; una volta stabilito che la donna ha il diritto all'autodeterminazione, la questione deve essere considerata chiusa. Chi sei tu che vuoi riaprire il dibattito? Come ti permetti di dire che il bambino non ancora nato è una persona umana? E che c'entra questo dramma col Natale? Zitto. Taci. Fatti da parte. Strano, chi vorrebbe zittire con la violenza gli altri, sovente, sono gli stessi che pretendono la censura di ogni censura. Il bene, per essere vero bene, deve essere fatto bene. I fratelli e le sorelle immigrati ci stanno a cuore, come ci stanno a cuore i senzatetto che, in queste gelide giornate, vediamo avvolti nei cartoni sotto i ponti; come ci stanno a cuore i carcerati stipati in fredde celle striminzite; come ci stanno a cuore i bambini affetti da patologie tumorali causate anche dagli egoismi degli adulti. I veri martiri li vediamo in mare e in quei milioni di bambini violentati, stuprati, tante volte uccisi da gente senza scrupoli che, per un piacere schifoso e vietato, fanno scempio della loro innocenza. I veri martiri li abbiamo visti e li vediamo con i nostri occhi a Castelvolturno e altrove: giovanissimi prostituti e prostitute che si aggirano tra cumuli di immondizie in attesa del cliente con un banconota avvelenata; ragazzini e ragazzine cui, sovente, sono stati finanche rubati gli organi. Un traffico spaventoso. I veri martiri li vediamo nelle centinaia di donne uccise dai loro compagni di vita; nei figli rimasti soli a gestire un dolore e una solitudine senza confini. I veri martiri li scorgiamo dappertutto, basta avere uno sguardo attento, misericordioso, amorevole.
Purtroppo – e lo diciamo con una sofferenza immensa – il mare più agitato, il mare dal quale più difficile è il salvataggio, rimane oggi il grembo della mamma; il luogo più sicuro spesso si trasforma nella più insidiosa e burrascosa delle trappole. «Nessun delitto può diventare un diritto» ebbe a dire san Giovanni Paolo II. Francesco, pochi mesi fa, ha ribadito che abortire è «come assoldare un killer». Parole che fanno più male di una coltellata al cuore, proprio perché vere. Anche per questo, il dialogo, il confronto, la pietà, la solidarietà sono fondamentali tra gli uomini.
Nessuno osi zittire nessuno, anche perché nessuno è disposto a farsi zittire da nessuno. Nemmeno a Rovereto.

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