Quel figlio di leader e il difficile mestiere di formare alla vita (mai la violenza)
giovedì 29 aprile 2021

Gentile direttore,
il caso che ha coinvolto Ciro Grillo mi ha riportato alla mente gli insegnamenti avuti tanti e tanti anni fa quando ero appena una ragazzina. Quando i telegiornali ne hanno dato notizia mi è tornato alla mente il caso Montesi-Piccioni. Ricordo che nostra madre, mia e di mio fratello, tra le tante strategie educative che adottava per la nostra crescita, fatte anche di paragoni con reali eventi, scelse anche quella storia. Ripensandoci, oggi, mi colpisce ancora in particolar modo la garbata maniera con la quale cercò di farci capire, ad un maschio ed ad una femmina adolescenti, che tra i “pericoli della vita” erano compresi anche alcool e droghe. Adottò un significante paragone: quello di una “battaglia”, purtroppo la sua generazione aveva subito una guerra e forse questo contribuì a impostare l’argomento su queste similitudini. Disse che per difesa l’uomo è munito di spada e la donna di scudo, ma con l’abuso di alcolici la spada del primo diventa più violenta e lo scudo sempre più fragile e persino quella che avrebbe potuto essere semplicemente una bella occasione di svago tra giovani troppo spesso si risolve in conflitto e solo il giorno dopo, a mente lucida ripensando a quello che pur non volendo è successo, si comprende che non ci sono vinti o vincitori, carnefici o vittime, ma solo madri che piangono i loro figli segnati entrambi da un’orrenda esperienza indelebile. Spero che anche in questo caso non prevalgano fattori politici e interessi meramente giornalistici... Mi rendo conto che fare il mestiere della madre non è facile sia per un adolescente maschio che femmina, senza distinzione di genere.

Nadia Negri

Non è facile il mestiere di vivere, gentile signora Negri. E questo vale per tutti: per le madri, per i padri, per le figlie e per i figli. Ancor più difficile è il mestiere di formare alla vita. E chi è genitore o educatore lo sa. Mi sento di risponderle con due pensieri e una sottolineatura. Penso che siano state molto sagge le “parabole” con cui sua mamma, a partire dalla cronaca, vi ha educati a vivere responsabilmente la vostra libertà e le relazioni con gli altri e le altre. Penso anche che sia vero che nella e con la violenza nessuno vince mai, ma anche che in ogni violenza ci siano carnefici e vittime riconoscibili: chi picchia, chi stupra, chi uccide ha sempre torto. Magari con gradazioni, ma il torto è chiaro. E comunque nessuna vera vittima deve mai finire sul banco degli imputati. La sottolineatura è, infine, sulla prudenza necessaria in ogni vicenda giudiziaria, e soprattutto in quelle cui si mescolano giustizia e politica. Il caso Montesi- Piccioni che lei richiama fu un drammatico esempio di come una tenaglia politico- mediatico-giudiziaria può arrivare a stringersi, stritolandolo per anni, su un innocente: allora toccò a Piero Piccioni, e al tempo stesso a suo padre Attilio Piccioni, il “delfino” di De Gasperi, spinto lontano e fuori dalla scena politica. Non ho pregiudizi nel caso di Ciro Grillo e, come tutti i lettori sanno, non ho apprezzato lo “sfogo” del padre Beppe Grillo. Ma ho memoria, e nessuna intenzione di sostituirmi ai pm e di sentenziare al posto dei giudici.

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