Gentile direttore,
condivido con lei e con i lettori del suo giornale questa lettera aperta che ho indirizzato a Virginia Raggi, sindaca di Roma, a Gerarda Pantalone, prefetta di Roma, e a Michaela Castelli, presidente di Acea. «Voglio scrivere a tre donne che possono risolvere una situazione grave che riguarda 450 persone e soprattutto la nostra capacità di essere un Paese civile e solidale. Oggi, anzi da ieri l’altro, 'stiamo tutti con l’elemosiniere' del Papa. Il cardinale Konrad Krajewski non ha soltanto riportato la luce a 450 persone, di tante nazionalità diverse e bisognose di aiuto.
Ha fatto qualcosa di più. Un gesto di solidarietà; qualcosa che questo Paese, ormai accecato e assuefatto alla miseria abbandonica, non ricordava più. Solidarietà in terra, a Roma. Semplicemente dove serve. Gli abitanti del condominio 'riacceso' - a due passi da Santa Croce in Gerusalemme - sono anche pronti ad autodenunciarsi qualora «qualcuno dovesse prendersela col cardinale»«qualcuno dovesse prendersela col cardinale», o con chiunque altro. La società che per conto di Acea si occupa della distribuzione (Areti) ha presentato un esposto contro ignoti per furto di energia. Che sia un atto dovuto, poco conta. Anche perché l’elemosiniere non si è nascosto, e ha lasciato sul quadro elettrico un biglietto da visita scrivendo a penna di esser stato lui a ricollegare i cavi del contatore.
Ma cosa è successo? Cosa ci ha portato a diventare un Paese dove si stacca la corrente elettrica a quasi 450 persone? Cosa ci ha fatto dimenticare che in quello stabile il distacco di elettricità avrebbe coinvolto anche 100 bambini che in quel palazzo vivevano e vivono; oltre a alcuni malati che usavano e usano apparecchi elettrici per le terapie. Una risposta, potrebbe essere nei troppi porti (fintamente) chiusi, nella diffusione della paura del diverso e di qualcosa che spesso viene soltanto costruito ad arte, nella rabbia sociale dentro la quale cercare un becero consenso che non fa altro che alimentarla, nell'assenza di contenuti e nella mancanza di confronto. Il contratto che regolava la fornitura di energia elettrica era di 'salvaguardia', ma nessuno finora aveva mai pagato le bollette. Hera, titolare del contratto intestato a una società immobiliare, ha chiesto ad Areti di interrompere la fornitura, dicendo che il servizio sarebbe stato ripristinato con il pagamento delle bollette.
Dallo 'Spin Time' (l’Associazione che gestisce di fatto immobile in questione) dicono che le bollette le avrebbero anche pagate se le parti si fossero messe d’accordo fornendoli di un regolare contratto. Il servizio di salvaguardia permette ai clienti senza un fornitore nel mercato libero di continuare a ricevere l’energia purché regolari nel pagamento; questi contratti vengono aggiudicati dopo una gara pubblica che Hera aveva vinto per il servizio di salvaguardia elettrica nel Lazio. Le polemiche non servono a nulla, mentre ci sono alcuni livelli coinvolti che dovrebbero parlarsi: l’azienda, Acea in questo caso; il Comune di Roma; le autorità di sicurezza a partire dal prefetto. La soluzione è, dunque, nelle mani di tre donne. E io spero tanto che voi vogliate fare la differenza: dovete stabilire un dialogo, un confronto e insieme trovare una soluzione.
Una soluzione che non potrà non tenere in considerazione le motivazioni che hanno mosso il cardinale, da ricercare nel sentire evangelico, nella sua missione, insieme alla cruda necessità di salvare e tirare fuori pericolo persone in carne e ossa. Quella scelta è un atto di giustizia sociale, che intreccia la responsabilità del gesto al bisogno di aiuto e alla necessità di una risposta umana. Ora ricordiamocelo però che l’umanità è roba nostra. E ricordiamocela questa 'benedetta' parola: solidarietà. Facciamola di nuovo nostra. Fatela vostra, portatela nell’esercizio del vostro ruolo, rivendicatela nell’utilizzo del potere che è nelle vostre mani». Grazie e un cordiale saluto.
Deputata di Leu e già presidente di Legambiente