sabato 7 maggio 2011
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La volata finale verso il voto amministrativo del 15 e 16 maggio comincia oggi e si concluderà alla mezzanotte di venerdì prossimo. Saranno al solito sette giorni mozzafiato, in cui leader e candidati locali, affiancati dai big nazionali di riferimento, non si risparmieranno, impegnandosi allo spasimo nella caccia all’ultimo voto. Quasi 12 milioni e 800 mila italiani sono implicati nella consultazione: escludendo i minorenni, si tratta quindi all’incirca di un elettore su quattro. Ma c’è da giurare che anche gli altri tre verranno debitamente coinvolti nel confronto, perché il termometro politico del Paese ha già provveduto a segnalare da tempo un aumento vistoso della sua temperatura interna.Non solo dalle opposizioni parlamentari, come è fisiologico da parte di chi è in cerca di una rivincita, ma dagli stessi vertici della maggioranza si è voluto caricare il responso delle urne di una valenza più generale: scelta inconsueta, ma in questo caso forse comprensibile e spiegabile con il desiderio di dimostrare che la tempesta scatenata nel centrodestra un anno fa dalla scissione dei finiani di Futuro e libertà non ha provocato conseguenze rilevanti. Sarà dunque l’ennesimo test intermedio sulla tenuta della coalizione che ha vinto le elezioni del 2008? Lo si può dare per scontato, anche se è molto difficile immaginare ricadute dirompenti a livello romano, a meno di responsi oggi inimmaginabili.Ai nostri occhi tuttavia, come proviamo a spiegare anche con l’inserto centrale di questo giornale, il voto di metà maggio resta anzitutto una chiamata al discernimento accurato di uomini e programmi. Perché non ci rassegniamo a pensare che i cittadini dei 1.315 comuni e delle 11 province interessati al rinnovo di giunte e consigli debbano fare la loro scelta esclusivamente in base agli schieramenti e alle aree di appartenenza ideologica. E abbiamo troppo rispetto per la dimensione umana e territoriale del servizio alla res pubblica, per immaginare che il colore di una casacca debba sempre e comunque fare premio sulla qualità delle persone e sulla concretezza delle loro proposte.Si tratta perciò, in questo scorcio conclusivo della campagna elettorale, di andare al sodo. Di puntare cioè alla sostanza delle agende che si confrontano in queste ore nelle piazze fisiche e virtuali, valutandone con la massima attenzione tanto le ricadute pratiche sulla vita delle persone quanto la caratura valoriale.Per questo offriamo, nelle pagine dedicate all’appuntamento del prossimo fine settimana, alcune chiavi di lettura e di confronto sui programmi, particolarmente degne di considerazione. Tutela della vita umana specie nelle sue fasi di massima fragilità (senza accodarsi al partito dell’eutanasia e dell’aborto come "diritto"), valorizzazione dell’istituto familiare (nel "format" fondato sul matrimonio uomo-donna sancito dalla Costituzione), garanzia di una effettiva libertà educativa nel rispetto del ruolo genitoriale (dunque dando seguito alla legge che sancisce che la scuola pubblica è promossa sia dallo stato sia paritariamente dalla società) sembrano, questi, criteri assolutamente pertinenti per maturare un più complessivo giudizio sul chi è sul perché investire del mandato elettivo. Non è un mistero, infatti, che a livello municipale si stanno compiendo scelte significative e, purtroppo, anche forzature di stampo ideologico su ognuno di quei tre frontiSappiamo inoltre che un sindaco si colloca, nella graduatoria di "prossimità" tra governanti e governati, al primo gradino: quello in cui l’incidenza delle decisioni sul vissuto quotidiano della gente è massima. Spesso poi, la genericità (talvolta la vera e propria ambivalenza) di certe disposizioni legislative trova solo in sede locale il modo di sciogliersi in un senso o nell’altro, causando impatti di valore sensibilmente diverso a seconda dei casi. Di qui la necessità di vigilare e votare vagliando accuratamente valori di riferimento e coerenza di opzioni.
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